Flight Sim Labs è una software house nota per la realizzazione di mod per Flight Simulator X , versione più recente del simulatore di volo sviluppato da Microsoft e ormai risalente al lontano 2006. Il business nato intorno al gioco ha pero permesso a società come Flight Sim di ritagliarsi un proprio spazio sul mercato, e a quanto pare l’azienda è gelosa del proprio lavoro – e del proprio business – al punto da adoperare soluzioni estreme contro la proliferazione di software pirata.
Caso in oggetto: il mod A320-X , un componente dal valore non indifferente di oltre 100 dollari e progettato per replicare in dettaglio l’aereo di linea Airbus A320. Di recente un utente di Reddit ha scoperto che il pacchetto aggiuntivo include anche una sorpresa piuttosto spiacevole, vale a dire un file eseguibile chiamato “test.exe” dalle finalità per nulla collegate al volo simulato.
L’eseguibile è stato poi smascherato come una versione di “”Chrome Password Dump”, tool in grado di decriptare il database interno delle password del browser Chrome. Un mod video ludico non dovrebbe avere nulla a che fare con le password di Chrome, e la scoperta ha ovviamente scatenato una serie di polemiche contro l’operato di Flight Sim.
Alle polemiche ha alla fine risposto direttamente l’azienda, ammettendo l’esistenza del tool ruba-password e definendolo parte di un elaborato schema di protezione anti-copia: il file test.exe è innocuo, ha spiegato Flight Sim, ma solo sui PC degli utenti che hanno acquistato legalmente il mod.
Se l’utente usa una versione pirata del software, invece, test.exe si attiva e compie il suo (sporco) lavoro di ruba-informazioni. Ulteriori spiegazioni fornite dall’azienda hanno poi chiarito che il tool era stato pensato per smascherare un singolo utente, un pirata impenitente e particolarmente prolifico che aveva evidentemente messo in circolazione troppe copie illegali del mod.
Il putiferio scatenato dalle insolite DRM adottate per proteggere A320-X ha alla fine costretto Flight Sim rimuovere test.exe, e l’azienda potrebbe ora rischiare una denuncia: rubare le password sui PC dei presunti pirati non è certamente il massimo della legalità.
Alfonso Maruccia