Dopo il secco “no” incassato da Brave, Vivaldi e DuckDuckGo, i timori in merito alla tecnologia sollevati in tema di conformità al GDPR e la sonora bocciatura della Electronic Frontier Foundation, la tecnologia FLoC (Federated Learning of Cohorts) messa a punto da Google per mandare in pensione i cookie di terze parti deve fare i conti con altre porte sbattute in faccia.
Federated Learning of Cohorts non scalda i browser
Partiamo da Firefox. Dal canto suo Mozilla riconosce l’esigenza di andare oltre le dinamiche che oggi regolano l’industria dell’advertising, ma percorrendo altre strade, trovando soluzioni differenti rispetto a quella proposta da bigG. Queste le parole di un portavoce della software house.
Al momento stiamo valutando le molte proposte riguardanti privacy e advertising, incluse quelle avanzate da Google, ma non abbiamo in programma di implementarne alcuna … La privacy e l’advertising possono coesistere. L’industria dell’advertising può operare in modo differente rispetto a quanto fatto negli anni scorsi. Guardiamo avanti con l’obiettivo di giocare un ruolo chiave nel trovare soluzioni in grado di costruire un Web migliore.
Vale lo stesso per Opera. Riportiamo di seguito in forma tradotta un estratto della dichiarazione affidata dalla software house norvegese alla redazione del sito The Verge.
… al momento non abbiamo in programma di introdurre funzionalità di questo tipo nei browser di Opera, nella loro forma attuale. In generale, tuttavia, crediamo sia troppo presto per prevedere in che direzione si muoverà il mercato o cosa faranno i principali browser.
La testata ha raccolto anche il punto di vista di Microsoft, impegnata sul progetto Edge.
Crediamo in un futuro in cui il Web possa fornire alle persone privacy, trasparenza e controllo, supportando al tempo stesso modelli di business responsabili per creare un ecosistema vivace, aperto e diversificato. Come Google, sosteniamo soluzioni che forniscono agli utenti un consenso chiaro, non aggirando le loro scelte. Anche per questo motivo non appoggiamo soluzioni che fanno leva su identificatori raccolti senza il via libera degli utenti, come nel caso del fingerprinting.
Infine, per quanto concerne Apple e Safari, c’è l’intervento di John Wilander (ingegnere della mela morsicata al lavoro su WebKit), in risposta al post di un utente su Twitter. Una replica sostanzialmente in linea a quella di Microsoft, un “no”, almeno per il momento, con l’attenzione che viene spostata sull’esigenza di definire uno standard.
Non abbiamo detto che lo implementeremo e abbiano una nostra policy sulla prevenzione del tracciamento. Per il momento è tutto. Le proposte serie per la definizione di standard meritano una riflessione, apprezzo quella condivisa da Brave.
We have not said we will implement and we have our tracking prevention policy. That’s it for the time being. Serious standards proposals deserve thinking and I appreciate Brave sharing theirs.
— John Wilander (@johnwilander) April 12, 2021
L’alternativa ai cookie di terze parti formulata da Google, battezzata Federated Learning of Cohorts, si basa sostanzialmente sull’inclusione degli utenti con interessi simili in gruppi (coorti) a cui destinare messaggi pubblicitari per loro potenzialmente rilevanti, ma senza tracciarli individualmente. La fase di test all’interno di Chrome ha preso il via nel mese di marzo coinvolgendo gli sviluppatori.