Cosa ne facciamo oggigiorno dei floppy disk? Qualcuno li tiene sulla scrivania in ufficio come cimelio da mostrare ai più giovani, in qualità di testimonianza dei bei tempi andati, quando il cloud nemmeno era un’utopia e l’unità di misura standard per lo storage erano i MB. Altri li conservano chiusi nei cassetti, dimenticati assieme ai documenti che ancora stoicamente contengono. Ah, quasi ce ne stavamo dimenticando: c’è chi li impiega per le testate nucleari.
SSD al posto dei floppy per le testate nucleari USA
Ebbene sì, la superpotenza a stelle e strisce ha fino ad oggi delegato ai vecchi dischi da otto pollici, quelli in circolazione fin dagli anni ’60 e ’70, le operazioni legate alle armi più potenti e distruttive al mondo. A loro è stata fin qui affidata l’esecuzione dell’ordine che il Presidente può impartire dalla valigetta nera (nuclear football) che lo accompagna in ogni spostamento.
In caso di emergenza, per l’esecuzione effettiva del lancio, è previsto l’inserimento dei floppy in un computer IBM Serie 1 con installato il software SACCS (Strategic Automated Command and Control System). Una macchina con alle spalle ormai diversi decenni di onorata attività (o meglio, inattività). Ne abbiamo parlato anche su queste pagine.
Le cose stanno per cambiare. L’esercito USA lo ha reso noto attraverso una dichiarazione del tenente colonnello Jason Rossi. Le unità saranno sostituite da una “soluzione di storage digitale a stato solido dalla sicurezza elevata”. Una SSD, insomma, presumibilmente (si spera) più affidabile rispetto alle unità ormai onnipresenti nel mercato consumer.
Paradossalmente, ciò che fino ad oggi ha reso SACCS inviolabile, è proprio il suo essere in qualche modo obsoleto: non è connesso alla Rete, non dispone di un indirizzo IP, non permette alcun tipo di accesso da remoto. La sua sostituzione è stata pianificata già nel 2016 con l’intento dichiarato di portarla a completamento l’anno successivo, ma ad oggi non sono disponibili aggiornamenti ufficiali sullo stato dei lavori.