L’Europa mette ulteriori 314 milioni di euro sul capitolo dell’innovazione, cercando nella leva delle startup quello spunto creativo su cui concentrare gli sforzi contro l’emergenza sanitaria in corso. Trentasei le imprese selezionate (pdf), cospicuo il tesoretto disponibili, importanti le risorse logistiche impegnate, ma in tutto ciò c’è qualcosa che balza all’occhio: non c’è alcuna impresa italiana nel gruppone dei selezionati.
Mariya Gabriel, Commissaria responsabile per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e i giovani, spiega i principi alla base del fondo messo a disposizione:
L’enorme talento e le idee rivoluzionarie delle imprese innovative europee ci fanno ben sperare. Il nostro maggiore sostegno al Consiglio europeo per l’innovazione ne libererà il potenziale, permettendoci così di affrontare meglio il coronavirus e sostenere la ripresa. Il CEI ha risposto rapidamente alla crisi causata dal coronavirus e ha dimostrato l’agilità e l’efficacia dei finanziamenti dell’UE
Tre progetti sono stati selezionati sul tema del testing , venditue sul tema della cura, cinque sul fronte della prevenzione. Tra le aziende selezionate (ognuna delle quali accreditata con cifre da 1 a 2,5 milioni di euro) compaiono startup pressoché da tutta Europa (16 nazioni UE, in aggiunta a Regno Unito e tre ulteriori Paesi associati). Erano state 4000 le proposte ricevute, dunque per estendere i beneficiari del progetto l’UE ha garantito 679 marchi di eccellenza “Covid 19” che contraddistinguono la bontà delle idee realizzate, senza tuttavia avere la possibilità di elargire fondi ulteriori.
Un’occasione persa per l’Italia, dove le startup non hanno evidentemente saputo esprimere quel valore che altrove è stato invece riscontrato su un tema caldo e sensibile quanto quello del coronavirus.