Una percentuale in costante crescita di cittadini statunitensi fa ricorso ai social network come canale privilegiato per l’accesso alle notizie: il 20% stando a quanto emerge dallo studio condotto negli USA nei mesi scorsi dall’istituto Pew Research Center, che ha chiesto agli intervistati di indicare in che modo giungono alle informazioni su quanto avviene nel mondo. Per la prima volta la quota supera quella relativa ai quotidiani, che si attesta ora al 16%.
Informazione: più social che quotidiani
Il trend è quello fotografato nel grafico allegato di seguito. Nel 2016 alla carta stampata era attribuito il 20% della quota complessiva e ai social il 18%. Nel 2017 i primi segnali di un sorpasso in corso, con le due percentuali tutto sommato equivalenti, mentre quest’anno il distacco si fa marcato ed evidente. Più in alto la radio, che nell’ultimo biennio ha guadagnato un punto portandosi al 26%. Ancora più su i siti Web, passati dal 28% del 2016 all’attuale 33%. Al momento irraggiungibile la televisione, che però in 24 mesi ha visto il proprio dominio ridursi in modo importante, scivolando dal 57% al 49%.
Nei grafici seguenti, invece, il focus è puntato sull’utilizzo di TV, siti Web, radio, social media e quotidiani come fonti d’informazione tra le varie fasce d’età. Riassumendo:
- tra i più giovani da 18 a 29 anni il 36% degli intervistati accede a notizie e informazioni passando dalle bacheche dei social, solo il 2% legge quotidiani;
- tra gli adulti da 30 a 49 anni si delinea quasi un equilibrio tra siti Web (42%), TV (36%) e radio (29%);
- salendo con l’età, nella fascia 50-64 anni la TV domina decisamente la scena con il 65% della quota, seguita da siti Web e radio a pari merito al 28%;
- tra i senior, dai 65 anni in su, la TV raggiunge l’81%, i quotidiani assorbono il 39% e ai social è riservato solo l’8%.
Citiamo un’altra ricerca, condotta nei mesi scorsi dalla Knight Foundation, secondo la quale gli studenti dei college d’oltreoceano preferiscono Facebook (71%) come canale per l’accesso alle notizie, mentre al secondo posto si piazza un po’ a sorpresa Snapchat (55%), seguito da YouTube (54%), Instagram (51%) e Twitter (42%).
E in Italia?
Possiamo immaginare percentuali non troppo dissimili da quelle rilevate negli USA anche nel nostro paese. Sul tema è intervenuta di recente l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, con un report che nel tentativo di indagare il rapporto tra news e fake news propone una lettura secondo la quale alle testate online, così come ai social network, sia da attribuire generalmente una “reputazione peggiore” rispetto a quella dei quotidiani e dei loro siti, così come di TV e radio. Insomma, il mezzo come discriminante: la stampa offline sarebbe mediamente migliore e più affidabile rispetto a quella sul Web, a meno che i siti non vengano gestiti dalle stesse redazioni che mandano i giornali in edicola.
Sempre AGCOM, più di recente, ha manifestato l’intenzione di intervenire sul comportamento e sul funzionamento degli algoritmi impiegati dalle piattaforme per regolare l’accesso alle notizie e alle informazioni online. Con quali modalità, tempistiche e precise finalità, però, al momento non è dato a sapere.