Un ennesimo impiego della struttura decentralizzata alla base di ogni blockchain è quello sperimentato da un nuovo progetto messo in campo da Ford in collaborazione con IBM, la sudcoreana LG Chem e la cinese Huayou Cobalt: l’obiettivo è quello di monitorare attentamente ogni step nella fornitura del cobalto impiegato all’interno delle batterie in dotazione alle auto elettriche.
Blockchain e batterie delle auto elettriche
La stessa tecnologia sulla quale poggiano le transazioni di criptovalute come Bitcoin permetterà di assicurare che il materiale non venga estratto dalle miniere nella Repubblica Democratica del Congo mediante sfruttamento del lavoro dei bambini e che i proventi legati alla sua vendita non siano utilizzati per finanziare conflitti. Quest’ultimo punto risulta di particolare importanza considerando le tensioni politiche e sociali che interessano l’area in seguito alle contestate elezioni andate in scena il mese scorso.
Un progetto coordinato da RCS Global, realtà che da oltre un decennio si occupa in modo attivo di garantire che l’approvvigionamento delle risorse avvenga in maniera sostenibile per chi abita i territori interessati dall’estrazione, innescando effetti positivi sia sulle popolazioni locali sia a livello globale.
We're hugely excited to announce our new responsible sourcing blockchain partnership with IBM, @Ford, LG Chem, and Hauyou Cobalt.
Learn more here about #blockchaintechnology and #ethicalsourcing of #cobalthttps://t.co/zOPlMvA810
— RCS Global Group (@rcs_global) January 16, 2019
Ford, IBM, LG Chem e Huayou
Il cobalto estratto viene conservato e trasportato in appositi contenitori, costantemente tracciato nel suo percorso che va dalla miniera di Huayou agli stabilimenti di LG Chem dove è fuso e lavorato dando vita ai moduli delle batterie, fino agli impianti statunitensi di Ford dove diventa parte integrante delle automobili. Le informazioni riguardanti l’intero tragitto sono condivise da tutti i nodi della blockchain, così da garantire che nessuno possa alterarle o comprometterle, permettendo di certificare la natura del materiale.
Non solo cobalto
L’iniziativa è stata messa in campo nel mese di dicembre, ma annunciata solo oggi e arriverà ad esprimere appieno il proprio potenziale entro la metà dell’anno. In futuro la piattaforma blockchain messa a punto da IBM potrà essere sfruttata per replicare la stessa dinamica sulla filiera che porta all’estrazione e alla fornitura di altri minerali. Un progetto simile è quello già attivato dal gruppo sudafricano De Beers e riguardante l’estrazione dei diamanti.