Foxconn blindata, segretezza garantita

Foxconn blindata, segretezza garantita

Giornalista occidenteale, trovato a scattare foto di un impianto cinese fornitore di Cupertino, sostiene di essere stato malmenato dalla sicurezza. Il segreto industriale in Asia è una cosa seria
Giornalista occidenteale, trovato a scattare foto di un impianto cinese fornitore di Cupertino, sostiene di essere stato malmenato dalla sicurezza. Il segreto industriale in Asia è una cosa seria

Un reporter di Reuters ha tentato di scardinare gli argini di sicurezza della Apple, la cortina di fumo che sembra circondare lo sviluppo dei suoi prodotti, svelati, una volta salita l’attesa, solo durante i keynote di Steve Jobs.

È arrivato fino in Cina, lì infatti Cupertino commissiona molti dei componenti necessari a creare i suoi prodotti. Il reporter è arrivato quindi precisamente a Longhua in una provincia del Sud, dove ha uno stabilimento Foxconn International, uno dei maggiori fornitori di Apple. Tutta la città, ha avuto modo di notare, era dedicata alla sicurezza dell’azienda che vi operava: adibita ad ospitare quasi esclusivamente impiegati Foxconn, sembra quasi una città fortificata per numero di controlli e badge utilizzati dai lavoratori e agenti della security.

Non c’è d’altronde altro modo per garantire la sicurezza e la confidenzialità nell’assemblare i prodotti del cliente di Cupertino , che li ritiene assolutamente fondamentali. Tutta la gestione della catena informativa è organizzata in modo strettamente riservato e in modo tale da far arrivare le notizie solamente a coloro che devono riceverle. Solo lo stretto necessario. Nella cerchia più ristretta possibile.

Gli impiegati sospettati di passare informazioni possono essere indagati. E se si tratta del commercio di segreti , logicamente, si parla tranquillamente di cause legali. Pur essendo riuscito ad intervistare alcune persone coinvolte, solo in cambio del più assoluto anonimato, il giornalista ha potuto comprendere come si tratti di una fitta rete in cui solo Apple sa tutto.

Quando poi ha provato ad avvicinarsi ancora un po’, a strappare un’immagine altrimenti preclusa, ha scoperto a sue spese quanto i fornitori di Apple tengano alla sicurezza delle informazioni : pizzicato dalle guardie a scattare foto dalla strada fuori dall’impianto, secondo la sua ricostruzione è stato rincorso, malmenato, cercato di trascinare prima all’interno dell’edificio, poi in una macchina di servizio. Infine, solo l’arrivo della polizia ha ristabilito la quiete. Gli agenti, tra l’altro, hanno chiesto al giornalista se avesse intenzione di sporgere denuncia, possibilità che era nei suoi diritti, ma anche sconsigliata: “Sa questa è la Foxconn e hanno uno status speciale qui. La preghiamo di comprendere”.

Certamente il trattamento riservatogli non era previsto dai protocolli Apple, che anzi divulga un codice di condotta che impone – per esempio – un ambiente di lavoro senza maltrattamenti. Tuttavia la pressione per i fornitori è tanta. Basti pensare al ragazzo suicidatosi in seguito allo smarrimento di un prototipo di iPhone.

Il cliente è troppo importante e le sue necessità molte. Per la segretezza, la velocità e la natura stessa delle richieste: molto spesso pezzi unici personalizzati che quindi i fornitori non possono continuare a produrre per altri clienti. E il tutto con clausole di confidenzialità che non lasciano certo tranquilli chi le ha stipulate. Perdita di importanti contratti e richieste di danni le principali conseguenze.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
19 feb 2010
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