I riflettori dei media , anche quelli più deformanti , l’ associazione che gli osservatori stabiliscono con Apple, di cui è una dei numerosi fornitori, il pressante monitoraggio da parte di attivisti e organizzazioni che si battono per la tutela dei diritti umani paiono giovare a Foxconn, e ai suoi dipendenti.
A dimostrarlo è un documento stilato da Fair Labor Association (FLA), una tappa intermedia del percorso che entro il 2013 dovrebbe condurre Foxconn verso la piena aderenza agli standard che tutelano la vita dei lavoratori in Cina . L’indagine, avviata a febbraio dopo che Apple aveva annunciato di voler aderire all’associazione, aveva rilevato una situazione preoccupante : orari lavorativi dilatati oltre le 60 ore (quando il limite stabilito dal quadro normativo cinese è fissato a 40), salari inadeguati, condizioni di lavoro carenti per quanto riguarda sicurezza e igiene. Le promesse formulate per dimostrare l’impegno a riportare l’azienda entro standard di vivibilità sono in parte già state onorate.
Gli stabilimenti di Chengdu, Guanlan e Longhua spiega FLA, hanno compiuto più progressi di quelli in programma a favore dei loro 178mila lavoratori: tutti gli obiettivi stabiliti per il 31 maggio sono stati portati a termine, e sono stati completati anche dei miglioramenti che erano stati programmati per il prossimo anno. Foxconn, spiega FLA, è al 79 per cento del proprio percorso , la cui verifica finale è fissata per la fine di luglio 2013.
Foxconn è riuscita a migliorarsi in diversi ambiti: in primo luogo sono stati garantiti ai lavoratori nuovi presidi di sicurezza , dagli equipaggiamenti al frazionamento del lavoro in pause più frequenti, passando per la formazione. L’azienda ha compiuto progressi significativi anche nell’ambito della rappresentanza sindacale presso i lavoratori, in precedenza nemmeno consapevoli della possibilità di associarsi per conoscere e far valere i propri diritti. Si tratta di un passo avanti che sarà probabilmente di supporto nelle negoziazioni per completare l’obiettivo della riduzione delle ore lavorative settimanali, che la normativa cinese limita a 40 con 9 ore di straordinari.
Foxconn ora può assicurare di mantenere i propri dipendenti sotto le 60 ore settimanali , straordinari inclusi, ma l’obiettivo, entro il prossimo luglio, è quello di rispettare le leggi locali senza per questo sforbiciare sugli stipendi. Fin da ora c’è chi, come China Labor Watch, sottolinea come la riduzione degli orari sia stata accompagnata dall’ intensificazione del lavoro per il personale . “Si tratta di una sfida non da poco”, spiega però un portavoce del CEO di Foxconn, che implicherà probabilmente maggiori investimenti nell’ambito dell’ automazione .
Il report di FLA rende certo meno fosco il futuro dei lavoratori di Foxconn, riverberando luce sull’immagine di Apple. Ma non è che un tassello: altri fornitori che partecipano alla catena del valore di Cupertino, forse meno violentemente investiti dall’interesse mediatico , sfuggono ai controlli che ora si concentrano su Foxconn. Ma c’è chi spera che l’imponente operazione di corporate responsibility portata avanti con FLA possa innescare una competizione positiva con altre azienda nel mostrarsi sensibili alla qualità del lavoro presso gli impianti di produzione della faccia meno luminosa dell’industria IT.
Gaia Bottà