Milano – È un partner primario delle grandi aziende ICT, Apple in testa (ma non solo), ed è l’emblema del made in China : eppure ora Foxconn pensa a costruire uno stabilimento manufatturiero negli Stati Uniti, con un investimento da 7 miliardi di dollari e con un potenziale da 50mila posti di lavoro in più in Pennsylvania . Una notizia che potrebbe fare la felicità del neo-presidente Trump, ma che potrebbe avere un impatto sul costo finale dei prodotti di elettronica di consumo.
Ci sarebbe lo zampino proprio di Apple in questa ipotetica, almeno per ora, svolta di Foxconn: negli States verrebbe impiantata una fabbrica di display, prodotti col marchio Sharp da poco acquisito proprio da Foxconn, probabilmente allo scopo di realizzare gli schermi OLED di cui Cupertino avrebbe bisogno per equipaggiare i suoi iPhone di pannelli di concezione moderna. Sarebbe anche un ottimo compromesso da presentare alla nuova amministrazione per spegnere le critiche che hanno riguardato proprio Apple, additata come uno degli esempi (in negativo) di aziende USA che si arricchiscono con la manifattura asiatica.
In campagna elettorale, durante la corsa alla Casa Bianca, era stata anche paventata la possibilità di concedere sconti fiscali alle aziende che riportassero sul suolo americano tutta o parte della produzione: sarebbe una condizione essenziale per convincere le imprese a farlo, visto che la differenza in termini di costo del lavoro tra Stati Uniti e Asia è un fattore che incide moltissimo sul prezzo finale dei prodotti di largo consumo.
Non è impensabile ipotizzare che un paio di scarpe cucite in un laboratorio a stelle e strisce potrebbero triplicare il loro costo per l’utente finale, lo stesso varrebbe per i vestiti, e probabilmente l’elettronica di consumo potrebbe anche aumentare di un fattore superiore il costo finale. Uno smartphone tutto made in USA potrebbe anche arrivare a costare 2.000 dollari: sono stime tutte da verificare , ovviamente, ma che cambierebbero moltissimo il quadro nel quale oggi si compete sul libero mercato.
Al momento quella di Foxconn che lavora negli USA è solo un’ipotesi , e il coinvolgimento di Apple una indiscrezione tutta da confermare. Anche perché, dopo i proclami elettorali si dovrà comprendere appieno come Trump intenda attuare i suoi propositi protezionisti .
Luca Annunziata