Nella spasmodica attesa di iPhone 5, i riflettori dei media si spostano nella provincia cinese di Shanxi, puntati ancora una volta sulla ormai famigerata Foxconn. Sotto mentite spoglie, un giornalista del quotidiano asiatico Shanghai Evening Post è riuscito a farsi assumere nel centro di assemblaggio a Tai Yuan, per un periodo di formazione di 10 giorni nella squadra al lavoro sul nuovo Melafonino .
Il reportage – tradotto in lingua inglese sul sito MicGadget – è di quelli agghiaccianti. Le condizioni igieniche nella fabbrica di Tai Yuan sono al limite del sub-umano, con numerose blatte trovate dal giornalista negli armadi destinati ai vari lavoratori. Per non parlare delle lenzuola sporche e di inquietanti grate metalliche a far sentire i dipendenti come in una prigione .
Praticamente nessun comfort per i lavoratori cinesi, costretti ad osservare regole di ferro. Lo stesso giornalista asiatico ha assistito in diretta al licenziamento di un ragazzo che si era portato all’interno una chiavetta USB . “Potrebbe non piacervi il modo in cui verrete trattati – avrebbe detto un istruttore di Foxconn nella settimana di training preliminare – Ma vi assicuro che è per il vostro bene”.
Resta il lavoro d’assemblaggio di iPhone 5, sperimentato dal giornalista cinese a partire dall’ottavo giorno di lavoro. Secondo i suoi calcoli, i lavoratori di Foxconn devono marchiare 5 dispositivi – la parte posteriore – al minuto. Si parla di 3mila ogni 10 ore di lavoro . “Ciascuna linea di produzione può arrivare a produrre 36mila parti in mezza giornata – scrive il giornalista – è spaventoso”.
“Chi vuole restare a lavorare fino alle 5 del mattino? – chiede un supervisore ai dipendenti raccolti dopo 10 ore di lavoro – Siamo tutti qui per fare soldi! Lavoriamo più sodo!”. Compenso totale per due ore supplementari di lavoro: 27 yuan, poco più di 2 euro .
Ma il reportage pubblicato dallo Shanghai Evening Post non rappresenta l’unica grana d’immagine per Apple o per la stessa Foxconn. La società partner della Mela ha recentemente respinto le accuse delle associazioni a tutela dei lavoratori, sul presunto sfruttamento coatto degli studenti per le linee di produzione di iPhone 5 . Quest’ultimi sarebbero “liberi di abbandonare il programma di formazione quando vogliono”.
Mauro Vecchio