Si chiama “France Relance” il documento con il quale la Francia, attraverso le firme del Presidente Macron e del primo ministro Jean Castex, intendono portare il paese transalpino fuori dalla palude economica del Covid. Ogni paese ha formulato una ricetta differente, ma la Francia ha posto un accento particolare su startup e digitalizzazione, infondendo in questi ambiti uno sforzo economico particolare.
France Relance
France Relance è un piano da 100 miliardi di euro, finanziato per il 40% con il Recovery Fund europeo: si tratta di qualcosa come il 4% del PIL nazionale, mettendo quindi sul piatto risorse di grande impatto che in parte si vuol direzionare all’innovazione come propulsore principale per la ripresa, ma che in parte vanno redistribuiti per accontentare la “pancia” del Paese.
Tre gli architravi dell’intervento: ecologia, competitività e coesione.
L’obiettivo: costruire la Francia del 2030. Le risorse stanziate dal Governo e dall’Europa sono consistenti e sono destinate a far fronte a molte sfide: 100 miliardi di euro, ovvero un terzo del bilancio annuale dello Stato. Il 40% è stato finanziato dall’Unione Europea, fondi mobilitabili dagli Stati membri fino al 2026 e rimborsabili entro il 2058. Il piano di ripresa permette alla nostra Nazione di posizionarsi nei settori del futuro di (ri) creare valore in Francia tramite i motori di crescita di domani. Il suo scopo è creare nuove opportunità per i giovani, coloro che desiderano riqualificarsi o acquisire nuove competenze. Dovrebbe anche consentire alla Francia, come l’Europa, di confermare la sua solidità e la sua attrattiva nel concerto internazionale delle Nazioni.
La crisi porta opportunità: ha permesso di concordare le principali sfide sociali del secolo, per evidenziare le risorse che la Francia ha già per rispondere ad esse e quelle da sviluppare. Il rilancio genera uno slancio che tutti, al proprio livello, devono cogliere . Il piano di ripresa permette di liberare le energie della Nazione per riprendere la crescita. Per fare questo, il governo sta pianificando uno “shock di semplificazione” per facilitare la sua proprietà. Il risveglio prenderà vita nelle regioni e darà vita a una società di vita migliore: più sostenibile, più unita, più indipendente, secondo le aspirazioni dei francesi.
Decarbonizzazione, economia circolare e infrastrutture verdi rappresentano il fronte “verde” della riforma. Alla voce “competitività”, invece, al fianco di una più “classica” detassazione delle imprese, compaiono due voci nuove:
- sovranità tecnologica e resilienza
- padronanza e diffusione del digitale
Se alla prima voce il Governo non ha fornito approfondimenti (la pagina apposita non è disponibile, ma è facile immaginare una prosecuzione delle politiche nel solco del sovranismo digitale che – meritevolmente e cocciutamente, a volte inseguendo chimere come moderni Don Chisciotte del digitale – proseguiranno la battaglia locale contro i giganti USA e la loro invadenza culturale), la seconda è direzionata ad iniziative di trasformazione digitale, soprattutto per le aziende.
Alle startup è promesso 1 miliardo di euro ulteriore per i prossimi due anni, rimpinguando così i già cospicui fondi che il paese transalpino ha riversato sul settore. Secondo l’analisi Techcrunch, il denaro riversato su PMI e startup favorirà le acquisizioni da parte dei grandi gruppi, favorendo così il consolidamento, le acquisizioni dall’estero (drenando denaro USA in cambio di proprietà intellettuali) e possibili interessanti exit per gli imprenditori francesi. La digital transformation, per contro, sarà usata come arma per alzare il livello della forza lavoro, evitando che si crei un gap eccessivo e che più persone possano aver accesso a lavori ad alto valore aggiunto: l’educazione e la competenza digitale, in tal senso, restano imprescindibili. 300 milioni addizionali saranno riversati nello sviluppo della rete in fibra.
Questa la ricetta francese, che ovviamente non può essere sovrapposta a quella di altri Paesi poiché ognuno ha realtà, esigenze, situazioni e cultura differenti. Tuttavia va compresa l’impronta che ogni politica andrà ad imprimere alle diverse progettualità, poiché tra pochi anni sarà possibile analizzare l’impatto del Recovery Fund proprio nell’ottica di come ogni Paese ha sfruttato questa grande opportunità.