Parigi – Sono molte le associazioni francesi che hanno ha raccolto l’invito della neocostituita commissione antipirateria ad avanzare proposte per “debellare il file sharing illegale”. Si sta componendo un ventaglio di scenari proposti, che variano dalle sanzioni e sospensioni di utenze all’autocritica costruttiva, fino a giungere al monitoraggio della vita online degli utenti che condividono contenuti illegalmente.
Incaricato all’inizio di settembre della dirigenza della commissione antipirateria francese, Denis Olivennes ( nella foto ), già a capo di FNAC, aveva articolato una strategia bicipite per riparare a quelli che l’industria dei contenuti definisce danni del P2P, valutabili in un miliardo di file scambiati nel 2006. Nell’ambito di quella che è stata prontamente ribattezzata ” mission Olivennes ” si intendono mettere in atto provvedimenti volti a stroncare l’attività pirata e, al tempo stesso, sviluppare tattiche per scoraggiarla e renderla un rischio inutile da correre, introducendo alternative legali e di qualità .
Si è dato il via alla consultazione, e i pareri sono iniziati a fioccare.
Una delle prime proposte, avanzata da una dozzina di rappresentanti dell’industria dei contenuti, è stata ripubblicata su Les Echos , nel corso della seconda metà di settembre: nella missiva indirizzata a Olivennes si prospetta l’efficacia di un regime repressivo di avvertimenti e sospensioni delle utenze Internet, un passo necessario e preliminare all’offerta di alternative legali.
Una proposta che ha stimolato le osservazioni taglienti di Pascal Rogard, a capo della Société des auteurs et compositeurs dramatiques ( SACD ), società che gestisce i diritti per il settore teatrale e audiovisivo: definisce anacronistica e punitiva la soluzione presentata dai firmatari della missiva.
Lo scenario tracciato da SACD, riproposto da 01Net , è decisamente più temperato. La sua proposta è più un’ autocritica : sbagliano gli attori dell’industria dei contenuti, a parere della SACD. Sbagliano nel permettere fughe di prodotti audiovisivi prima del loro lancio sul mercato; sbagliano nella rinuncia ad investire in strategie di tracciamento ed individuazione in Rete dei contenuti di loro proprietà; sbagliano nel voler imporre una filiera distributiva rigida e limitata, che rilasci i prodotti cinematografici rispettando la tradizionale scansione a finestre, rifiutandosi di sfruttare opportunità promettenti come il video on demand a mezzo IPTV .
Ancora repressiva e deterrente la terza proposta giunta al vaglio della commissione: ad esprimerla è l’associazione francese degli ISP ( AFA ), associazione che non annovera fra le sue fila l’operatore Free, recentemente protagonista di una battaglia scatenata dal suo servizio per lo scambio di contenuti voluminosi, finito nelle mire della Société Civile des Producteurs de Phonogrammes en France ( SPPF ), che lo considera un esplicito invito al file sharing illegale.
La proposta della severa AFA? No ai soli filtri sui contenuti, riporta ZDNet.Fr : sono inefficaci e possono tuttalpiù essere offerti come servizio supplementare per gli utenti che lo desiderino. Forse incoraggiata dalla decisione della Corte suprema che ha acconsentito al tracciamento degli utenti delle reti di file sharing, AFA ha proposto un sistema di monitoraggio. AFA, spiega EDRI-gram , pensa ad una sorta di radar, bot indistinguibili da utenti ordinari, capaci di muoversi nelle reti P2P per individuare e identificare a mezzo indirizzo IP coloro che mettono a disposizione contenuti protetti da copyright.
I provider francesi suggeriscono inoltre di introdurre un sistema di avvertimenti e diffide personalizzati seguiti da sanzioni , qualora il condivisore non desistesse dal comportamento illecito. Una combinazione di operazioni che gli ISP non intendono però sobbarcarsi: “La questione tocca problemi di libertà individuali, ad occuparsene deve essere un’autorità di polizia”, ha messo le mani avanti Dahlia Kownator, rappresentante dell’associazione. Se i provider dovessero venire coinvolti nelle operazioni, già avvertono: pretenderemo un’equa retribuzione per assolvere a compiti che non rientrano nell’ordinaria amministrazione.
Entro la fine di ottobre la mission Olivennes dovrà tracciare delle strategie. Chissà che la commissione non decida di trarre ispirazione dalla lettera aperta indirizzata ai suoi membri, pubblicata da AgoraVox . Con un’argomentazione che sembra anticipare le sortite di Radiohead e Nine Inch Nails , l’autore della lettera aperta configura uno scenario nel quale non sarebbe più necessario combattere la pirateria, proprio perché la pirateria stessa non avrebbe più ragion d’essere. Uno scenario nel quale l’industria dei contenuti riuscisse a scrollarsi di dosso i suoi pingui intermediari.
Gaia Bottà