La più discussa disposizione prevista dalla legge studiata dalla Francia per contrastare la violazione del diritto d’autore online, quella delle disconnessioni dei cittadini della rete colti sul fatto in recidiva, ha dimostrato di non sortire gli effetti sperati, tanto che la Francia ne ha disposto la revisione : se i tagli alle connessioni, pressoché mai applicati , non saranno più una misura messa in campo dalle autorità, saranno potenziati gli strumenti che dovrebbero sopprimere alla fonte la condivisione illegale.
Secondo le informazioni ottenute da NextINpact , la Société civile des producteurs phonographiques (SCPP) avrebbe approfittato, nel mese di febbraio, dell’articolo 336-2, integrato insieme all’istituzione di HADOPI nel Code de la propriété intellectuelle : il testo prevede che i detentori dei diritti possano rivolgersi al tribunal de grande instance (un’autorità giudiziaria e non amministrativa come HADOPI) per proporre delle misure per far cessare delle violazioni. Nello specifico, la SCPP avrebbe chiesto il coinvolgimento dei fornitori di connettività per rendere inaccessibile The Pirate Bay e oltre un centinaio di siti che ne replicano i contenuti , aggiungendo la Francia alla lunga lista di paesi che, compresa l’Italia , hanno scelto di far navigare i cittadini lontano dalle acque della Baia.
I dettagli rispetto alla richiesta di inibizione scarseggiano: sarebbe stata rivolta ai principali ISP del paese, ai quali si chiederebbe di sostenere il costo del blocco. Se la procedura che prevede il coinvolgimento dell’autorità giudiziaria per imporre agli intermediari di bloccare siti accusati di violare il diritto d’autore sembra essere stata finora sfruttata più in Italia che oltralpe , un più agile meccanismo potrebbe presto supportare le mire dell’industria dei contenuti: nuove responsabilità potrebbero essere attrituite agli intermediari, diretti e sorvegliati da un’autorità amministrativa dotata di poteri ancora più forti di quelli attribuiti ad AGCOM , che potrebbe incarnarsi in una nuova istituzione trasversale, incaricata di gestire una lista nera di tutti i siti sgraditi, che spaziano dai contenitori di pedopornografia alle minacce per la sicurezza.
La recente proposta , formulata dall’incaricata di HADOPI Mireille Imbert-Quaretta su richiesta del Ministero della Cultura, prevede in primo luogo di aumentare le responsabilità in capo agli intermediari e di sollecitare , in un sistema di autoregolamentazione e di soft law , la collaborazione delle piattaforme che ospitano contenuti, degli intermediari dei pagamenti, degli inserzionisti e dei gestori di advertising, dei fornitori di connettività. In questo contesto sarà l’ autorità amministrativa a orchestrare il sistema di blocchi : potrà ad esempio disporre blocchi preventivi centrati sui singoli contenuti (in futuro, anche dei link a questi contenuti) della durata massima di sei mesi, attribuendo agli intermediari una responsabilità che tanto somiglia a un obbligo di sorveglianza. Questa superautorità amministrativa, inoltre, potrebbe essere incaricata di valutare se un sito sia responsabile di “pirateria massiva”, e di rintracciare tutti i siti che replicano quello segnalato dai detentori dei diritti, così da contribuire a popolare una lista nera pubblica a cui i fornitori di connettività dovranno fare riferimento.
L’intento della Francia, formalizzato nella proposta di Imbert-Quaretta, appare chiaro. I detentori dei diritti sembrano avere compreso che minacciare di colpire gli utenti non sortisce effetti, e la richiesta di bloccare The Pirate Bay e tutti i suoi emuli lo dimostra: le autorità francesi mostrano di voler agevolare questa tendenza, dotando l’industria di strumenti sempre più maneggevoli.
Gaia Bottà