Il Consiglio di Stato francese ha dichiarato illegittima la disciplina in materia di equo compenso per copia privata: ha così accolto le tesi di una serie di aziende e associazioni francesi tra cui Motorola, Sony-Ericsson, Packard Bell, Nokia e Canal Plus e la visione in materia espressa lo scorso ottobre dalla Corte di Giustizia europea.
La normativa, recentemente introdotta in Francia e al centro del dibattito europeo , era già stata condannata da una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Le era stato rinviato in via pregiudiziale il caso spagnolo Padawan SL e le si chiedeva se il diritto all’equo compenso potesse costituire un prelievo indiscriminato su tutti i dispositivi , accorpati solo sulla base della loro teorica utilizzazione per copia privata, o non fosse al contrario da legare all’effettivo utilizzo tecnico e commerciale del dispositivo considerato.
La sentenza emessa lo scorso 17 giugno dal Consiglio di Stato francese riprende proprio le considerazioni espresse in quella occasione dalla Corte europea: ribadisce così il fatto che non basta che un dispositivo sia teoricamente utilizzabile per copia privata per configurare l’obbligo di pagamento dell’equo compenso.
Si tratta , in effetti, di una decisione che riguarda per il momento esclusivamente i supporti professionali , quelli ciò delle aziende che hanno fatto ricorso e che erano costrette a pagare quanto dovuto per l’equo compenso anche se l’utilizzo dei loro macchinari, CD, DVD e altri supporti multimediali, fosse logicamente e strettamente connesso alla loro attività e non atto a produrre copie private di contenuti protetti da diritto d’autore.
In seguito a questa decisione gli operatori francesi non potranno tuttavia chiedere il rimborso di quanto finora pagato : il giudice ha infatti stabilito l’annullamento della normativa a sei mesi senza effetto retroattivo.
Non si tratta d’altronde di una bocciatura totale del sistema, ma della necessità di una rimodulazione tenendo conto delle opinioni espresse dalla Corte: per questo saranno importanti le riflessioni dei prossimi sei mesi.
Su una situazione simile dovranno nelle prossime settimane esprimersi altresì i giudici amministrativi italiani.
Claudio Tamburrino