L’editore Gallimard ha fatto causa a Google Books: non vuole che i suoi volumi siano digitalizzati e indicizzati dal motore di ricerca. L’accusa mossa è quella di contraffazione.
La casa editrice, che aveva già impersonato il ruolo di paladina della proprietà intellettuale degli autori francesi chiedendo a Wikisource di applicare le estensioni temporali al diritto d’autore previste da Parigi, già dal 2006 stava discutendo con Mountain View. Avrebbe anche indicato a BigG i codici ISBN di tutti i volumi da rimuovere. Questo tipo di collaborazione, peraltro, sembrava dare i suoi frutti. Poi però i rapporti tra le due aziende si sono definitivamente incrinati e l’editore ha deciso che l’unica strada per veder riconosciuti i propri diritti fosse quella giudiziaria. Alla sua causa dovrebbero unirsi anche le case editrici Albin Michel, Flammarion e Eyrolles.
Google, infatti, avrebbe avanzato l’argomento del diritto alla citazione e quello del diritto al fair use , principio talmente estraneo alla dottrina francese che il termine viene riportato in inglese anche dagli osservatori francofoni.
Argomenti giudicati aberranti da Gallimard : “Abbiamo a che fare con un motore di ricerca che spezzetta le opere – denuncia la casa editrice – attentando all’integrità dell’opera e ai suoi diritti morali. Senza contare la pubblicità che gli viene associata”.
Almeno una precedente sentenza di primo grado di un tribunale francese appoggerebbe la tesi di Gallimard : già la casa editrice La Martinière (insieme al Sindacato nazionale editori e alla Société des gens de lettres ) aveva fatto causa al motore di ricerca e il giudice aveva condannato Google a pagare 300mila euro di danni alla controparte, che aveva ottenuto anche la difesa delle sue opere dall’indicizzazione. Contro questa sentenza Mountain View ha fatto ricorso.
La situazione, peraltro, sembra potersi complicare: esiste anche un’ iniziativa istituzionale di digitalizzazione delle opere francesi portata avanti dal Governo di Parigi, in diretta concorrenza con Google Book Search.
Claudio Tamburrino