La Loi d’Orientation et de Programmation pour la Sècuritè Intèrieure ( LOPPSI ) è stata approvata dal Parlamento francese. LOPPSI dovrebbe occuparsi di sicurezza interna, ma arriva a toccare anche le questioni attinenti Internet e idealmente sembra chiudere il cerchio aperto dal Governo Sarkozy con il sistema dei tre colpi HADOPI.
Proprio i due articoli (il 2 e il 4) che si occupano di disciplinare la rete rischiano l’ opposizione da parte della Consiglio Costituzionale : il primo istituisce il reato di furto di identità su Internet, il secondo dà al Governo la possibilità di creare un filtro da imporre alla Rete nazionale ordinando agli ISP di bloccare specifici URL.
Proprio questa parte relativa alle liste noire è stata accompagnata dalle maggiori polemiche (sia in aula che fuori) e spinge ora gli interessati ad attendere un pronunciamento dell’organo addetto a vigilare sul rispetto della Costituzione. A mettere in dubbio la costituzionalità dell’apparato, il fatto che per effettuare un blocco previsto per combattere la diffusione di immagini carattere pedopornografico non vi è bisogno dell’intervento di un’autorità giudiziaria .
Jérémie Zimmermann, cofondatore e portavoce de La Quadrature du Net ha detto che “la tutela dell’infanzia è stata usata come cavallo di Troia per aprire in futuro ad una censura generalizzata di Internet”.
Per quanto riguarda l’articolo numero 2, invece, il problema è nel confine di applicazione: se si considerassero tutte le occasioni in cui viene utilizzato il nome di un altro individuo, fino ad arrivare per esempio agli scopi umoristici, la libertà di espressione potrebbe essere minacciata . La definizione del reato compresa nell’articolo sembra andare oltre il phishing : parla anche di un”utilizzo dell’identità di una persona che che pregiudichi l’onore o la considerazione”.
Il Partito Pirata ha già provveduto a pubblicare una proposta di rinvio. Spetterà ora al Consiglio Costituzionale stabilire se tali misure sono proporzionali allo scopo prefissato dall’autorità.
Il fronte costituzionale del phishing e delle black list non è l’unico campo su cui si discute sulla politica di Internet in Francia: il ministro all’economia digitale Eric Besson, infatti, ha detto che il “traffico dovrebbe essere regolato” e ha auspicato di poter offrire agli operatori la possibilità di “assicurare una qualità minima di servizio per quelli prioritari”. La possibilità, cioè, di prevedere una diversa gestione del traffico Internet, che secondo alcuni osservatori stride con il principio della net neutrality .
Claudio Tamburrino