Parigi – Il mondo del software è dominato dai videogiochi? I videogames trasmettono valori, cultura e stimolano la creatività? Se tutto questo è vero, perché non dovrebbero godere del regime fiscale di cui già godono i film in lingua? Con questo ragionamento le autorità francesi hanno ottenuto dall’Unione Europea il via libera a tagliare del 20 per cento le tasse sulla produzione videoludica, ergo a spingere verso l’alto le case editrici transalpine .
Non è stata una cosa facile: la Commissione Europea ha investigato per quasi un anno sulle tesi presentate da Parigi. Il timore, infatti, è che come accade spesso in vari paesi europei, il taglio fiscale fosse di fatto un incentivo ad un settore industriale nazionale a discapito del libero mercato europeo. Così non è, però, proprio perché sono entrati in gioco fattori che comprendono la preservazione e l’accrescimento della diversità culturale , un valore essenziale per l’Unione Europa, e che di questi tempi va acquisendo una centralità sempre maggiore. Non è un caso, peraltro, che proprio la Francia sia la massima promotrice di questa “visione” dello “stare insieme in Europa”.
La detassazione interesserà quindi esclusivamente quei videogiochi dei quali siano riconoscibili le caratteristiche di originalità e per un periodo di quattro anni , al termine del quale si deciderà se rinnovare lo sconto fiscale o meno.
“Le autorità francesi – ha spiegato il Commissario al Mercato Neelie Kroes – hanno modificato la propria proposta affinché prenda in esame in modo specifico i videogiochi con contenuti culturali e minimizzi le possibili distorsioni alla concorrenza sul mercato europeo”.
Più nello specifico, secondo la Commissione è proprio il fatto che la misura copra uno spettro tutto sommato ridotto del mercato complessivo dei videogiochi a rendere possibile la detassazione. A funzionare anche la proposta francese di includere nella detassazione i sub-contractor, vale a dire le aziende terze a cui le imprese videoludiche assegnano porzioni dei propri progetti. Qualora non fossero state incluse, infatti, gli editori avrebbero iniziato a spostare quelle produzioni al proprio interno “a svantaggio dei sub-contractor europei”.