La giustizia francese ha accolto le richieste dell’ Association française des taxis (AFT) e condannato Uber a modificare il suo sistema di fatturazione.
Ad essere contestato all’app americana in Francia, il fatto che il servizio non rispettasse la normativa in materia di tassametro e tariffe definite con accordo pubblico : i tassisti locali non si sono placati neanche in seguito alla decisione delle autorità di imporre ai conducenti Uber un ritardo di quindici minuti a ogni chiamata (una sorta di escamotage per risolvere la questione relativa all’obbligo di ricezione della chiamata in rimessa).
Ad esprimersi a favore dei tassisti francesi è ora il tribunale commerciale di Parigi, che costringe Uber ad adeguarsi alla normativa francese : una decisione accolta con favore anche dalla stessa società a stelle e strisce che ha riferito di essere contenta di “poter continuare ad avere comunque una tariffazione oraria e chilometrica” e che si tratta di fatto di modifiche formali che non cambieranno la sostanza della sua offerta.
In Italia l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato aveva già espresso parere favorevole a Uber. Nel nostro paese il problema, che ha spinto i tassisti ad unirsi in protesta, è legato al mancato rispetto da parte dell’app statunitense della legge 21/1992, che distingue il servizio offerto dalle NCC da quello dei taxi , in particolare per l’obbligo delle prime di ricezione della prenotazione di trasporto presso la rimessa (articolo 3, comma 3, e articolo 11, comma 4).
Nel frattempo le autorità londinesi del trasporto locale hanno riferito che Uber può operare a Londra in piena legalità e a luglio , poi, Uber ha raggiunto un accordo con il procuratore generale dello Stato di New York Eric T. Schneiderman ed uno con la Croce Rossa americana per limitare il prezzo del suo servizio durante situazioni di “interruzione anomale del mercato” del trasporto pubblico e per offrire supporto alle città ed ai cittadini durante le situazioni critiche.
Così, i progetti di Uber continuano spediti: mentre in Cina ha lanciato un servizio da cui non guadagnerà niente, People ‘s Uber , una sorta di versione peer-to-peer della sua classica app, nel resto del mondo ha presentato la nuova offerta UberPool che permette di condividere il passaggio cercato con altri passeggeri che devono fare percorsi simili: un possibile risparmio del 40 per cento.
Sempre a luglio, dopo aver raggiunto l’accordo con le autorità locali, ha esordito a New York Lyft, un’altra app dedicata agli spostamenti in città ed in particolare alla possibilità di condividere un passaggio fra sconosciuti: pur essendo anch’essa alle prese con le richieste e le ispezioni delle altre città in cui vorrebbe operare, già sembra poter spaventare proprio Uber, che ha intimato agli autisti di non lavorare per la contendente, pena la loro rimozione dalla squadra Uber.
Insomma, ora che sembra essere riuscita a liberarsi delle opposizioni normative, la concorrenza si fa sempre più pressante per Uber: per non parlare di Whysk , che offre un servizio paragonabile… Ma con un piccolo gong al posto dell’app e dei silenziosi monaci al posto delle macchine.
Claudio Tamburrino