La Francia sta discutendo la possibilità di multare le aziende ICT che si rifiutano di implementare le disposizioni giudiziarie che gli impongono di fornire l’accesso ai dispositivi elettronici da essi prodotti e protetti da cifratura che siano al centro di indagini da parte delle autorità.
La politica francese, dunque, sembra decisa e continua la sua pressione sulle aziende ICT, di cui cerca la collaborazione nella lotta alla criminalità ed in particolare al terrorismo: se a dicembre aveva cercato di utilizzare la “carota” della collaborazione volontaria per combattere insieme la propaganda estremista online, ora sta pensando a delle vere e proprie sanzioni nei casi che arrivano fino al tribunale.
Negli USA, intanto, procede il ricorso di Apple contro l’ingiunzione che la costringerebbe a sviluppare un software ad hoc per aggirare le misure di sicurezza di un iPhone 5C permettendo agli agenti dell’FBI di accedere ai dati del dispositivo del cecchino di San Bernardino : in tribunale è il momento dei testimoni delle parti, ma Apple ha approntato anche il passo successivo della sua strategia di difesa, presentando l’anticipato ricorso al Congresso.
Il dibattito sulla questione che è tanto acceso negli Stati Uniti, nel Vecchio Continente, per il momento, è al centro della politica francese, dove dovrebbero essere otto gli iPhone che i poliziotti francesi non sono riusciti a decriptare nel corso di indagini sul terrorismo . A far tornare la questione al parlamento di Parigi, dopo la bocciatura a Gennaio della proposta che richiedeva alle aziende ITC di creare backdoor per le autorità, è stato Yann Galut del Partito Socialista, che ha presentato un emendamento con cui le aziende che non sbloccano i propri dispositivi rischiano di essere multati per un milione di euro .
Galut, presentandola, ha riferito in un’intervista che Apple e Google dovrebbero fornire l’accesso ai contenuti ospitati sui propri dispositivi o attendersi multe.
Claudio Tamburrino