I deputati dell’Assemblea Nazionale francese hanno votato a larga maggioranza (438 sì contro 86 no e 42 astenuti) le projet de loi relatif au renseignement che introduce la possibilità da parte delle autorità di effettuare operazioni di sorveglianza di massa .
La legge mette mano ai poteri dell’intelligence francese e lo fa seguendo la corsia preferenziale riservata alle leggi anti-terroristiche in Francia all’indomani della strage della redazione del giornale satirico Charlie Hebdo. Insieme a questi poteri di sorveglianza, è stata introdotta una legge che prevede la possibilità di blocco di siti cui venga contestato il reato di apologia di terrorismo o di pedo-pornografia: tecnicamente si tratta di un blocco via DNS che gli Internet Service Provider sono obbligati ad adottare entro 24 ore dalla richiesta delle autorità. Il tutto – senza passare al vaglio del potere giudiziario – ha già portato alla sospensione di alcuni siti: segno che Parigi ha tutta l’intenzione di agire con durezza sul fronte dell’antiterrorismo.
Le due leggi – d’altronde – sembrano prevaricare definitivamente il controllo giudiziario sul potere di sorveglianza e sull’autorità di vigilanza sui contenuti online : la loi relatif au renseignement , nonostante alcuni emendamenti introdotti ad aprile, mantiene l’impianto di base ed i suoi propositi originali estendendo i poteri e gli scopi dell’intelligence fino ad arrivare a permettergli di adottare strumenti di data retention e di sorveglianza globale, anche attraverso nuove tecnologie per l’intercettazione delle comunicazioni elettroniche. Il tutto fuori dal controllo della commissione che sarà incaricata nel paese di vigilare sulle intercettazioni.
Oltre al passaggio al Senato, in ogni caso, la nuova legge dovrà presumibilmente passare al vaglio del Consiglio di Stato, che ne valuterà la costituzionalità: non è fuori discussione che rispetti diritti e principi normativi della Carta fondamentale francese.
In particolare, appare preoccupante il fatto che non siano previsti controlli giudiziari sull’azione di sorveglianza né sia previsto il condizionamento degli interventi alle prove di un reato: anche per questo diverse istituzioni come l’Autorità garante per la privacy e quella per i diritti umani ed diversi osservatori, come la Quadrature Du Net , nonché l’ associazione delle vittime del terrorismo , hanno fortemente contestato la strada imboccata da Parigi.
Claudio Tamburrino