Rome – È finito nel mirino del governo francese, accusato di aver calpestato i diritti dei suoi abbonati con il blocco automatico della pubblicità online . Tra i principali provider in terra transalpina, Free è stato bacchettato dal ministro all’Economia Digitale Fleur Pellerin, a colloquio con i potenti giganti dell’advertising dopo l’improvviso calo dei profitti.
Alla fine della scorsa settimana, i vertici di Free rilasciavano un significativo aggiornamento al firmware dei modem DSL (modello Freebox Server ), per risolvere un pugno di bug ma anche per implementare un nuovo ad blocker in versione beta. A meno di interventi manuali da parte degli abbonati, i nuovi modem hanno bloccato completamente annunci e finestre pop-up per la comparsa di annunci pubblicitari .
Compresa la piattaforma di Google AdWords , una vasta serie di network legati all’advertising digitale è improvvisamente sparita dalle pagine visitate di oltre 5 milioni di abbonati al provider francese. Una sorpresa ovviamente non digerita dagli inserzionisti, ma anche da tutti quei siti che riescono a sostenersi attraverso la visualizzazione di banner.
“Un fornitore di connettività non può implementare questo tipo di blocchi in maniera così unilaterale – ha spiegato il ministro Pellerin – La pubblicità non può essere trattata in maniera differente rispetto ad altre tipologie di contenuti sul web. Questo tipo di blocchi è contrario ad un concetto aperto e libero della Rete, a cui io personalmente tengo molto”.
Dopo i pressanti consigli del governo di Parigi, i responsabili di Free hanno deciso di rimuovere l’opzione per il blocco automatico della pubblicità nella nuova release del firmware nei modem DSL. Il provider transalpino resta nel mirino di ARCEP, organo regolatore nel settore delle telecomunicazioni, per le recenti difficoltà riscontrate dagli utenti nel raggiungere il dominio di YouTube.
In sostanza, i vertici di ARCEP vogliono sapere se Free abbia volontariamente bloccato la gigantesca piattaforma di Google , magari attraverso strategie di discriminazione nella fornitura di banda. Secondo una ricerca effettuata dallo stesso organo di regolamentazione, l’83 per cento degli abbonati a Free ha riscontrato una estrema lentezza nei tempi d’accesso al portalone di BigG.
Mauro Vecchio