Roma – “Una rete Internet francese controllata – così recitava l’annuncio pubblicato su eBay, ora rimosso – ideale per l’industria culturale”. A partire da un centesimo di euro, con spedizione gratuita. Un affare per i colossi dei contenuti , che potrebbero usufruire di una rete imbragata dalla cosiddetta dottrina Sarkozy , una sconfitta per gli operatori che dovranno sobbarcarsi le spese per sostenere un sistema di missive e ghigliottine sulla connessione che potrebbero abbattersi sul capo dei netizen.
Questa la provocazione di un cittadino della rete francese che si presenta con il nome di Hadopi , omonimo dell’autorità che potrebbe presidiare alla circolazione di contenuti online: mettere in vendita un mercato con i suoi utenti, un mercato vigilato e blindato e con grandi potenzialità per i fornitori di contenuti tradizionali. Così come se si trattasse di un’attività commerciale già avviata, il venditore elogia le qualità del giro di affari che vanta la rete francese: “Dotata di un mercato potenziale di 64.102.000 utenti, la Francia vi propone in vendita la sua rete Internet, costituita ora da un numero di utenti che supera i 18 milioni di internauti”.
“Beneficerete di un margine di sviluppo sostenuto al più presto dalla legge Création et Internet e dall’Hadopi – illustrava il venditore, facendo esplicito riferimento al voto della Assemblée nationale , previsto per il 10 marzo – che offrirà ai produttori di musica e cinema una difesa dei loro diritti, scevra al cento per cento dal controllo dell’autorità giudiziaria”. Se la proposta che da mesi fermenta oltralpe dovesse diventare legge, il regime di avvertimenti e di disconnessioni sarà interamente gestito dall’Hadopi, consesso di industria e provider, indipendente dalla magistratura ordinaria .
Il banditore promette filtri e controllo assoluto sui contenuti, in cambio di un piccolo contributo in denaro. A sostenere la gran parte dei costi, spiega , saranno i fornitori di connettività .
L’annuncio non figura più fra le aste di eBay, la provocazione rivolta all’industria dei contenuti è stata sospesa, ma gli ISP continuano a rivendicare il proprio diritto a non prendere parte ai giochi: la loro partecipazione potrebbe costare milioni di euro.
Il calcolo si regge sulle previsioni contenute nella stessa proposta di legge: in un documento collaterale si stima che ogni giorno sarà necessario sollecitare i netizen con 10mila email e con 3mila raccomandate , che ogni giorno verranno ghigliottinate, per un periodo che oscilla da un mese a un anno, un migliaio di connessioni . I provider dovranno inoltre dotarsi di un sistema agile per l’ identificazione degli indirizzi IP degli intestatari degli abbonamenti colti a violare il diritto d’autore. Se i costi dovessero ricadere sui provider, Orange si troverebbe a dover rinunciare a 13 milioni di euro, Numericable a 10 milioni di euro, denari che avrebbero potuto investire in infrastruttura e innovazione. Non è ancora chiaro chi si dovrà sobbarcare le spese dell’identificazione, le spese delle comunicazioni e le spese delle disconnessioni: il ministro della Cultura Christine Albanel ritiene sia prematuro discuterne.
Gaia Bottà