In Francia il Consiglio Costituzionale ha sonoramente bocciato la legge approvata il mese scorso per forzare le piattaforme online a cancellare entro 60 minuti dalla segnalazione i contenuti riconducibili a terrorismo e pedofilia. Non entrerà dunque in vigore entro le prossime settimane come previsto.
La legge francese sulla rimozione dei contenuti va rifatta
Inizialmente l’intervallo concesso era pari a 24 ore, poi a Parigi si è scelto di adottare un approccio più duro e severo per determinate categorie di materiale, in linea con quello ipotizzato un anno fa anche a livello europeo, limitando il tempo disponibile per intervenire a una sola ora. In caso di mancata azione sarebbe scattata una multa, anche salata. Una dinamica non vista di buon occhio da chi si batte per la libertà d’espressione poiché siti, portali e servizi potrebbero così essere spinti ad accogliere ogni richiesta senza esaminarla a fondo per non incappare in beghe legali, mostrando di conseguenza il fianco al rischio censura.
La decisione odierna è però basata su un principio differente: dal punto di vista tecnico e tecnologico è al momento pressoché impossibile applicare una norma simile, nonostante la finalità di contrastare la diffusione di contenuti dalla natura discutibile non possa che essere condivisa.
Nella stessa legge anche l’imposizione di cancellare entro un giorno post, articoli, immagini, video e altro riconducibili a hate speech, negazionismo, discriminazione, minacce ecc. Ora la palla torna nelle mani del legislatore, chiamato a mettersi nuovamente al lavoro sulla base di quanto stabilito oggi dal Consiglio Costituzionale.