Il TGI (Tribunal de Grand Istance) di Parigi ha dato ragione all’associazione francese UFC-Que Choisir nella causa contro Valve: i giochi PC acquistati dagli utenti sulla piattaforma Steam si possono rivendere, proprio come accade per le rispettive copie fisiche. Una decisione che ha tutto il potenziale per costituire un precedente, non solo per la piattaforma nello specifico, ma per tutti i servizi di download digitale.
Steam: i giochi si possono rivendere, secondo la Francia
La software house di Gabe Newell si vedrà dunque costretta a rivedere alcuni passaggi dei termini di licenza che gli iscritti devono accettare alla creazione di un account. Respinta la tesi difensiva di Valve che sostiene come comprando un titolo su Steam, in realtà, il consumatore non entri in possesso del gioco bensì di una licenza per il suo download, per l’installazione e per l’uso. Questo risulterebbe in violazione di quanto previsto dalle normative vigenti a livello europeo.
Una vittoria, dunque? Forse non del tutto, almeno considerando le possibili ripercussioni sul lungo periodo. L’autorizzare un mercato di seconda mano nel digitale andrebbe inevitabilmente a ripercuotersi non solo sulle entrate generate dalla piattaforma, ma anche su quelle di sviluppatori e software house che vi si affidano per far conoscere e distribuire le loro creazioni. Una dinamica che, va detto, già riguarda da tempo il supporto fisico.
Un altro possibile scenario è quello che potrebbe vedere Valve addirittura beneficiare della decisione, facendo leva sulle transazioni delle chiavi relative ai giochi, magari applicandovi una commissione così da generare profitto anche dalla rivendita. Un’equazione nella quale crediamo debba essere tenuto conto anche delle esigenze di chi i titoli li crea e li aggiorna post-lancio, investendo tempo, denaro e risorse.