L’Autorità francese per la tutela della privacy ha sanzionato Amazon France Logistique ponendo fine ad una querelle che si prolungava ormai da tempo. Secondo l’authority, infatti, il gruppo avrebbe utilizzato un sistema di sorveglianza “eccessivamente intrusivo“ nei confronti dei propri indipendenti.
CNIL, sanzione alla logistica Amazon
La sanzione stabilita dalla Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés è pari a 32 milioni di Euro. Queste le motivazioni apportate a supporto delle decisioni seguite all’istruttoria curata in questi mesi:
- sono stati implementati indicatori che misurano il tempo di inattività degli scanner dei dipendenti. La CNIL ha stabilito che era illegale l’attuazione di un sistema che misurasse le interruzioni dell’attività in modo così preciso e che portasse potenzialmente il dipendente a giustificare ogni interruzione o interruzione;
- la CNIL ha ritenuto eccessivo il sistema di misurazione della velocità di utilizzo dello scanner durante l’immagazzinamento degli oggetti. Infatti, basandosi sul principio che gli articoli scansionati molto rapidamente aumentavano il rischio di errore, un indicatore misurava se un oggetto era stato scansionato in meno di 1,25 secondi dopo quello precedente;
- più in generale, la CNIL ha ritenuto eccessivo conservare tutti i dati raccolti dal sistema nonché gli indicatori statistici risultanti, per tutti i dipendenti e lavoratori temporanei, conservandoli per 31 giorni.
L’Autorità precisa di non voler contestare ad Amazon l’utilizzo di prescrizioni serrate, necessarie a mantenere alte le performance per un gruppo che ha ambizioni estremamente elevate, tuttavia ha inteso la sanzione come una punizione per una racconta di indicatori statistici “nel complesso sproporzionata“. In quanto a monitoraggio sul luogo di lavoro le regole sono chiare e anche la GDPR ha imposto una stretta: l’eccesso nella gestione dei dati è di per sé fatto da evitare e con questa sanzione l’influente CNIL ha indicato un nuovo limite da non varcare.
Secondo la CNIL, insomma, Amazon avrebbe adottato un tale sistema di monitoraggio anche per far sentire sotto pressione il lavoratore, che in ogni momento si sente “misurato” e costretto a ritmi inevitabilmente spinti al limite. Si contestano pertanto:
- la violazione del principio di minimizzazione dei dati
- la violazione di liceità del trattamento
- la violazione degli obblighi di informazione e sicurezza nei trattamenti di videosorveglianza