L’Assemblea nazionale della Francia ha approvato nuove norme, parte della riforma della giustizia, che consentono alla polizia di attivare da remoto fotocamera, microfoni e GPS degli smartphone per spiare i sospettati di alcuni crimini. Secondo il Ministro della Giustizia, queste misure verranno applicate in pochissimi casi all’anno, ma i difensori della privacy sono già sul piede di guerra.
Sorveglianza remota in Francia
Oltre che gli smartphone, la legge si applica a notebook, tablet, automobili e altri dispositivi connessi. In seguito all’ordine di un giudice, la polizia può attivare la registrazione audio e video da remoto per spiare i sospettati di terrorismo e crimine organizzato. L’attivazione della geolocalizzazione è invece consentita per crimini punibili con almeno cinque anni di prigione.
I parlamentari dell’Assemblea nazionale hanno inserito un emendamento per limitare l’uso dello spionaggio a casi giustificati dalla natura e gravità del crimine, oltre che per una durata appropriata. La sorveglianza non può comunque superare i sei mesi. Le legge esclude giornalisti, giudici, avvocati, medici, parlamentari e altre “professioni sensibili”. Il testo precedente era stato già approvato dal Senato, ma l’emendamento comporterà una nuova approvazione.
Secondo La Quadrature du Net, un gruppo che difende i diritti digitali, la legge rappresenta un serio pericolo per le libertà fondamentali dei cittadini, in quanto si presta a potenziali abusi. Non è chiaro cosa si intende per crimini seri, quindi la polizia potrebbe estendere la sua applicazione. L’accesso remoto dovrebbe sfruttare le vulnerabilità software, esattamente come avviene con noti spyware commerciali, tra cui Pegasus di NSO Group.