Gli operatori dell’advertising sono stati coinvolti nei mesi scorsi, ora è il turno delle aziende che mediano i pagamenti in Rete: la Francia sta dando corpo alla propria tattica per contenere le violazioni del diritto d’autore online affidando sempre più responsabilità a soggetti privati che sappiano agire con maggiore efficacia là dove la repressione centralizzata di HADOPI, a base di disconnessioni per i cittadini della Rete, ha mostrato di aver fallito .
Con la revisione del sistema HADOPI, e lo spostamento dell’interesse dell’autorità dai singoli netizen pirata agli operatori del business della pirateria, la Francia aveva già saputo conquistare la collaborazione degli operatori dell’advertising online, pronti a negare i propri servizi ai siti che lucrino sulla condivisione di contenuti protetti dal diritto d’autore. Analogamente all’ Italia , e a stati come la Danimarca , la Francia aveva scelto di adottare un approccio che risalisse alla fonte dei flussi di denaro che alimentano il sottobosco della pirateria online, per fare terra bruciata intorno agli operatori che traggono guadagno dalla visibilità garantita da contenuti messi a disposizione illecitamente.
Ma se la pubblicità è linfa vitale per i siti che operano nel business della violazione del copyright, e l’industria dei contenuti ha già preso accordi per un codice di condotta che delineasse una lista nera dei siti con cui interrompere rapporti pubblicitari, l’ altra fonte di arricchimento per gli operatori pirata sono gli abbonamenti a servizi premium: per questo motivo il ministro della Cultura ha annunciato l’avvio dei lavori per costituire un nuovo comitato di sorveglianza che affianchi i detentori dei diritti agli operatori dei pagamenti, al fine di interrompere le transazioni dirette ai siti responsabili di “violazioni massive” che offrano i loro servizi a pagamento.
Come suggerito dall’industria dei contenuti, con l’ avallo delle istituzioni UE, i detentori dei diritti e soggetti come PayPal, Visa e MasterCard si adopereranno in Francia per stilare un ulteriore codice di condotta, e un’ulteriore lista nera che annoveri, senza necessità dell’intervento del sistema giudiziario, i siti con i quali si ritenga opportuno tagliare ogni rapporto commerciale.
Numerosi intermediari dei pagamenti già prevedono per contratto di non prestare servizio a soggetti che operino nell’illecito, e soggetti come PayPal , Visa e Mastercard si sono dimostrati già attivi nel collaborare con l’industria dei contenuti: l’iniziativa francese è volta a sistematizzare quelli che per ora sono stati sono solo sporadici interventi sollecitati dalle periodiche pressioni dei detentori dei diritti. Queste pressioni, in sostanza, non avranno più ragion d’essere, istituzionalizzate in un accordo siglato fra le parti.
Gaia Bottà