Il gigante francese dell’energia nucleare EDF ha spiato Greenpeace impiegando un trojan per avere accesso ai documenti della sua campagna anti-nucleare.
I francesi hanno davvero un pessimo rapporto con gli ambientalisti di Greenpeace: il caso “Rainbow Warrior” del 1955 che ha fatto scuola nel diritto internazionale, per esempio, ha visto condannati due agenti segreti francesi responsabili di aver affondato la nave ammiraglia di Greenpeace in Nuova Zelanda e causato la morte di un reporter olandese.
Quest’ultimo caso, invece, vede protagonista un privato, l’azienda dell’energia EDF, e si svolge online: per fortuna senza vittime.
Secondo quanto stabilito da una sentenza della Corte francese di Nanterre, il team addetto alla sicurezza dell’azienda ha infettato con malware trojan il computer dell’allora vertice organizzativo francese di Greenpeace, Yannick Jadot, per spiarne le mosse e anticiparne eventuali azioni ai danni della sua società.
Per farlo ha collaborato con un’azienda di consulenza, Kargus Consultants, e alla fine l’operazione di spionaggio iniziata nel 2006 ha prodotto il furto di 1400 documenti relativi all’organizzazione di una campagna contro l’energia nucleare .
EDF è stata condannata a pagare una multa da 1,5 milioni di euro , una cifra record per la giustizia francese; l’ex capo della sicurezza Pascal Durieux è stato condannato a 3 anni di prigione con uno sospeso, il suo vice Pierre-Paul Franois ha ricevuto la stessa condanna ma con 30 mesi sospesi.
Il vertice di Kargus, Thierry Lorho, è stato invece condannato a tre anni di prigione, con due sospesi, e a pagare una multa di 4mila euro; il suo esperto tecnico Alain Quiros, infine, a due anni di prigione, tutti sospesi.
Kargus Consultants, peraltro, la settimana scorsa davanti alla stessa corte è stata condannata sempre per spionaggio a mezzo trojan ai danni di un laboratorio anti-doping in un caso che aveva coinvolto il ciclista statunitense Floyd Landis.
Claudio Tamburrino