Il Governo francese ha istituito il database TES ( Titres Electroniques Securisés ), che raccoglierà i documenti, sia passaporti che carte di identità, di oltre 60 milioni di francesi.
A istituirlo è stato il Decreto 1460 del 28 ottobre 2016 “autorisant la création d’un traitement de données à caractère personnel relatif aux passeports et aux cartes nationales d’identité”, pubblicato nel Journal officiel durante il ponte di fine ottobre e quindi approfittando dell’assenza di molti osservatori (e possibili contestatori).
La modalità di approvazione è una delle questioni criticate della disposizione: pur essendo una misura estremamente pervasiva, è stata adottata dal Governo di Parigi con uno strumento che gli ha permesso di aggirare i dibattiti parlamentari, senza nessuna consultazione o comunicazione né ai ministri né alle istituzioni competenti. Anche il Segretario di Stato responsabile per l’informatica, Axelle Lemaire, ha contestato tali modalità parlando di “disfunzione maggiore”.
Holland sembra aver d’altra parte realizzato quello che in Francia era un desiderio delle autorità da quasi 40 anni: effettuare una schedatura sistematica di tutti i suoi cittadini. Il primo tentativo era stato il sistema di databse interconnessi SAFARI che, una volta rivelato dalla stampa, aveva portato alla creazione della CNIL ( Commission Nationale de l’informatique et des libertés ), il garante della privacy francese, nel 1978; poi era stato il turno, altrettanto infruttuoso, dei governi che si sono succeduti negli anni 2000 di creare un database biometrico di “cittadini onesti” (ovvero in assenza di reati o comportamenti sospetti). L’ultimo tentativo era stato fatto nel 2012 dal Governo Fillon e bocciato dal Consiglio costituzionale.
La nuova normativa permetterà la raccolta di documenti e dati biometrici di 60 milioni di francesi e la loro conservazione per 15 anni per i passaporti e 20 per le carte d’identità ai fini della “semplificazione burocratica”: dovrebbe permettere di agevolare alcune operazioni di riconoscimento da parte della pubblica amministrazione, ma anche di intervenire direttamente nei casi di furti o smarrimenti di documenti.
Il dababase denominato TES – che entrerà in vigore nel 2017 – sarà accessibile dalle autorità di polizia e giudiziarie francesi “esclusivamente nell’esercizio delle proprie funzioni”, ma anche all’Interpol, alle autorità Schengen. A differenza del sistema istituito (e bocciato come incostituzionale) nel 2012, TES è istituito solo per l’autenticazione e non per l’identificazione dei soggetti iscritti nel database. Ovvero non permette di ricercare l’identità di una persona a partire dai suoi dati biometrici.
Nonostante tale distinzione, il database non ha mancato di attirare su di sé numerose critiche tanto da essere immediatamente ribattezzato dagli osservatori fichier monstre (“database mostruoso”).
Polemiche sono state sollevate da diverse parti, sia per la sicurezza del sistema , una vera e propria tentazione per i cracker, sia per le implicazioni generali in materia di privacy. Anche in prospettiva: come spiega il CNIL occorre la massima prudenza sia nella raccolta dei dati che nella loro gestione dal momento che “non bisogna escludere che un futuro governo modifiche le finalità del database”.
Nel frattempo è già stata presentata presso l’organo consultivo del Consiglio del digitale (CNNum) una procedura di deferimento nei confronti della disposizione nella quale di chiede esplicitamente al Governo di sospenderne immediatamente l’applicazione . Il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve ha comunicato successivamente a questo evento che si terrà all’Assemblea Nazionale un “dibattito senza voto”, che pare più che altro un tentativo di disinnescare la polemica. Ci sarà anche una piattaforma per la consultazione pubblica . La Quadrature du Net ha già annunciato l’intenzione di fare ricorso al Consiglio di Stato.
Claudio Tamburrino