Dovranno consegnare tutti quei dati utili all’identificazione degli account responsabili, specifici indirizzi IP associati ai profili cinguettanti dell’hashtag #unbonjuif, letteralmente, “un buon ebreo”. I vertici di Twitter sono così usciti sconfitti dopo il ricorso in appello al tribunale di Parigi, obbligati a rivelare i dati relativi ai suoi utenti accusati di aver pubblicato numerosi micropost razzisti e antisemiti.
Le informazioni dovranno così passare nelle mani dei responsabili della transalpina Union des Étudiants Juifs de France (UEJF), che avevano denunciato il tecnofringuello per il mancato rispetto dell’ingiunzione diramata nello scorso gennaio dal Tribunal de grande instance di Parigi, in seguito alla diffusione di cinguettii illegali in terra francese.
Lo stesso tribunale parigino aveva imposto ai responsabili del social network californiano l’implementazione di uno specifico sistema per la segnalazione degli abusi, oltre che la consegna – pena una sanzione di mille euro per ciascun giorno d’inadempienza – degli indirizzi IP associati agli account dell’hashtag #unbonjuif . Rimossi i cinguettii illeciti, Twitter si era rifiutata di consegnare i dati in quanto azienda operativa negli Stati Uniti e soggetta alle previsioni costituzionali del Primo Emendamento.
In sede d’appello, il giudice parigino ha sottolineato come la piattaforma di microblogging non sia riuscita a presentare prove sufficienti al fine di giustificare il proprio rifiuto. Portavoce del governo locale, Najat Vallaud-Belkacem ha ribadito che i micropost pubblicati su Twitter erano e restano illegali, mentre il rispetto delle leggi nazionali non può risultare opzionale per un’azienda estera .
Soddisfatti della vittoria in appello, i responsabili di UEJF hanno sottolineato come la piattaforma californiana non possa più “giocare con la giustizia francese”.
Mauro Vecchio