Dopo aver impostato la propria strategia di lotta alla pirateria sulle minacce di disconnessione degli utenti, edulcorate di pari passo con l’emergere della loro inefficacia , dopo aver gettato la basi per le inibizioni dei siti che operano in violazione del copyright, la Francia procede alla terza fase della propria tattica per la tutela del diritto d’autore: coinvolgere coloro che alimentano più o meno consapevolmente il business pirata per tagliare i ponti con i siti che lucrano sulle violazioni.
Come anticipato lo scorso anno nei programmi per la revisione di HADOPI, come annuciato dal ministro della Cultura giorni addietro, Parigi è riuscita a coinvolgere gli operatori dell’advertising per fare terra bruciata intorno ai siti pirata . In un codice di condotta siglato fra i detentori dei diritti e coloro che prestano servizi pubblicitari che alimentano il business dei siti che si fondano sulla distribuzione di contenuti in violazione del copyright, le parti si impegnano a non garantire visibilità ai siti pirata, a non fornire advertising che li retribuisca, a non intercedere nella gestione degli spazi pubblicitari che ospitano.
Il modello follow the money adottato dalla Francia ricalca quello proposto nel contesto italiano a giugno 2014: i detentori dei diritti costituiscono un elenco dei siti che “contravvengono ai diritti d’autore e ai diritti connessi” gestiti nel quadro della piattaforma PHAROS ( Plateforme d’Harmonisation, d’Analyse, de Recoupement et d’Orientation des Signalements ), in cui dal 2009 convergono le segnalazioni di cittadini e istituzioni per una verifica di liceità dei siti sospetti. I criteri per la costituzione di questa lista nera , di cui qualcuno teme la discrezionalità, verranno definiti dai firmatari dell’accordo prima che venga fatta circolare. Gli operatori dell’advertising, sotto la sorveglianza di un comitato istituito ad hoc, si impegnano dunque a interrompere ogni relazione commerciale con i siti che vi siano annoverati, che comprenderanno anche quelli investiti dalle decisioni delle autorità giudiziarie e amministrative competenti .
Non è tutto: come è stato documentato da due studi condotti da Digital Citizens Alliance, tanto contestati quanto citati nei consessi antipirateria di mezzo mondo, sono due i principali canali in cui fluiscono i denari del mercato pirata, quello dell’ advertising e quello dei servizi a pagamento . Anche gli intermediari delle transazioni che operano Oltralpe si sono mostrati disposti alla collaborazione con i detentori dei diritti per interrompere ogni relazione con i business che si fondano sulla violazione del copyright: nel mese di giugno potrebbe essere presentato un secondo codice di condotta, ammesso che si sappiano delineare le garanzie giuridiche che sollevino operatori come Visa e Mastercard (ma non PayPal ) dalla responsabilità di violare le norme contrattuali che li legano alle istituzioni bancarie, limitando il loro intervento ai siti che vengano definiti illegali dall’autorità giudiziaria.
Gaia Bottà