Mediaset ha fatto ricorso al Tar del Lazio contro la decisione del Governo Monti di non affidare più le frequenze liberate dal passaggio al digitale terrestre attraverso un beauty contest non oneroso, bensì ricorrendo a un’asta al rialzo.
L’ annullamento del beauty contest è stato approvato con emendamento del Governo al decreto legge sulla delega fiscale: un atto che sconfessa quanto deciso dal precedente Governo e ne prescrive l’assegnazione con “altre forme di competizione”.
Una decisione che sembra raccogliere un certo favore nell’opinione pubblica: solo il PdL rimane sulla posizione originaria, legata a doppio filo a quella dell’ex premier Silvio Berlusconi, criticando aspramente la scelta. In realtà il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha specificato che “per quanto ne so io il Pdl non è contro l’asta delle frequenze, ma vuole delle regole più trasparenti nella gestione”.
Ora contro l’emendamento si è espressa anche la diretta interessata: Mediaset. Il presidente del gruppo televisivo Fedele Confalonieri ha detto che “il punto è politico e di fatto Gentiloni è tornato ministro perché queste erano da sempre le sue tesi”. Parlando poi un po’ più del merito della questione ha affermato che il beauty contest rappresenta una proceduta legale e condivisa dall’Unione europea e che “c’è stata demagogia, far pagare alle ricche televisioni le frequenze anziché diminuire i redditi dei cittadini con nuove tasse. Siamo proprio sicuri che l’asta produrrà introiti significativi per lo Stato?”.
In caso di conferma della decisione su un asta da parte del Tar, peraltro, Confalonieri non dà per scontata la partecipazione da parte di Mediaset , rimandando una scelta che attende di vedere la disciplina che redigerà Agcom per la sua procedura di aggiudicazione delle frequenze.
Claudio Tamburrino