Come promesso , il Governo guidato da Mario Monti sarebbe pronto ad accantonare il metodo del beauty contest a favore di un’ asta per l’assegnazione delle frequenze del dividendo digitale .
Ad annunciarlo è stato il ministro Corrado Passera, che già in diversi passaggi televisivi aveva avuto modo di anticipare tale decisione: “Il beauty contest verrà azzerato” aveva detto.
Con il Beauty Contest il precedente Governo intendeva assegnare le frequenze dei multiplex digitali non con un’asta al rialzo, ma sulla base di una gara basata su caratteristiche peculiari dei possibili affidatari di tali beni pubblici. La mancata generazione di introiti a favore delle casse dello Stato, nonché il vantaggio riconosciuto alle grandi aziende già sul settore come Mediaset, aveva tuttavia spinto osservatori e diverse parti politiche, come Assoprovider, Altroconsumo e FEMI, a schierarsi contro tale scelta .
Ora, dunque, in concomitanza con la scadenza (tra nove giorni) della pausa di riflessione che il Governo si era preso per esaminare la questione, il nuovo esecutivo pare stia per rendere ufficiale l’intenzione di volersi muovere sul fronte attraverso un’asta che “sarà fatta di pacchetti di frequenze con durate verosimilmente diverse”. E da cui conta di raccogliere tra 1 e 1,2 miliardi di euro.
L’ipotesi attualmente al vaglio è quella di aggiudicare la banda migliore (5 o 6 multiplex, eventualmente sfruttabili anche per servizi in banda larga mobile) per un periodo di 3 anni (con aperta ancora la questione sul come effettuare dopo il passaggio a nuovi affidatari) da qui al 2015: data entro cui l’ONU ha previsto l’epocale passaggio delle reti della TV dell’accesso dal vecchio tubo catodico a Internet.
L’intenzione del Governo sembra essere quella di muoversi attraverso un decreto legge da emettere prima del 20 aprile, per poi passare la mano dell’organizzazione dell’asta all’Agcom: ma affinché il tutto si concretizzi (in particolare con la conseguente conversione in legge del decreto), tuttavia, deve trovare l’appoggio dei partiti di maggioranza (con la pericolosa congiunzione con il rinnovo dei vertici della Rai), nonché passare il vaglio della Commissione Europea.
Sul fronte delle opposizioni resta poi Mediaset, che dopo aver minacciato il ricorso in tutte le sedi legali (italiane e europee) sembra ora orientata a contestare il canone pagato per le frequenze, cercando di avere un qualche tipo di revisione al ribasso.
Claudio Tamburrino