Lo aveva promesso l’anno scorso e ieri il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha annunciato che è pronto: si tratta del database delle frequenze televisive che dovrebbe risolvere contenziosi, chiarire misteri e persino aprire a nuove dimensioni la televisione made in Italy, “dopo 20 anni di incertezza”, come ha dichiarato Gentiloni.
Dopo le ispezioni e le verifiche che sono in corso e che si protrarranno fino alla fine dell’anno, il database unico delle frequenze aprirà le porte ad una assegnazione delle frequenze basata su criteri definiti come rigidi, prestabiliti e trasparenti . “La mappa delle frequenze – ha sottolineato ieri Gentiloni – servirà per una distribuzione più giusta, per una maggiore apertura alla concorrenza e anche per migliorare il segnale televisivo”. Non si tratta, come qualcuno aveva dichiarato in questi mesi, di espropriare diritti acquisiti, quanto invece di riorganizzare , ha detto Gentiloni, evidenziando come non si espropri niente, comunque “tenendo presente che parliamo di un bene pubblico (la frequenza, ndr.) dato in concessione”.
Tra i dati che emergono dal Registro delle frequenze del ministero e dell’Autorità quelli di maggiore interesse indicano che in Italia sono operative 629 emittenti , sono operativi 10 multiplex digitali e vengono utilizzati quasi 25mila impianti per la gestione delle frequenze.
Gentiloni e Corrado Calabrò, presidente dell’ Autorità TLC , hanno tenuto a spiegare che il grosso dei controlli iniziali previsto per quest’anno (“ma non è che nel 2008 non se ne faranno”) serve a definire con un certo grado di esattezza il reale status di impianti e stazioni e, dunque, ad avere un quadro certo su cui impostare la riorganizzazione.
L’obiettivo è il sospirato piano delle frequenze . A detta di Calabrò “il riordino del settore non potrà che avvenire con il nuovo piano. Se vi saranno frequenze disponibili, il Ministero indirà una gara per gli aventi-titolo. Diversa è la situazione delle frequenze liberate nel passaggio dall’analogico al digitale: quelle restano in disponibilità”. Secondo Calabrò “le frequenze sono un patrimonio della collettività, un
bene scarso e assegnabile dallo stato ai privati e non occupato, come è accaduto finora”.
Sul sito del Ministero è stata pubblicata la Scheda tecnica sul database delle frequenze televisive.