Contro quella che Free Software Foundation chiama la “trappola JavaScript” non c’è che un’alternativa, vale a dire la distribuzione del codice JS delle applicazioni web sotto licenza FOSS . L’utente deve avere la possibilità di visionare, controllare e modificare il codice , dice la foundation creata da Richard Stallman.
“Quando si visita un sito web come Gmail – si legge sul sito ufficiale di FSF – il browser scaricherà e manderà in esecuzione alcune migliaia di linee di codice JavaScript”. E il codice JS “non è differente da linguaggi come Python, C++ o Ruby” dice FSF, e al pari di questi ultimi anche le applicazioni scritte in JavaScript “dovrebbero essere free software, così che le si possa eseguire, modificare e condividere a piacimento”.
Il codice JavaScript di oggi è molto diverso da quello del passato, dice Matt Lee di FSF, oggi appliance web complesse come Gmail fanno affidamento su un back-end tecnologico altrettanto complicato che non può non ricevere le attenzioni dedicate dalla foundation al resto del software esistente per computer.
Siti come Gmail, Facebook e Twitter fanno un uso massiccio di codice JavaScript proprietario quando in realtà sarebbe possibile fornire gli stessi servizi in comune linguaggio HTML, dice FSF, prova ne sia il fatto che per le versioni mobile dei suddetti siti il codice JS non viene usato.
Nel tentativo di far accrescere la consapevolezza sui pericoli della “trappola JavaScript” e la proliferazione di codice JS complesso inaccessibile e proprietario, FSF lancia il suo primo appello nei confronti di Google affinché il codice di Gmail divenga più “user-friendly” : ovvero, permettendo agli utenti di ispezionare eventuali problemi di sicurezza della webmail ma anche di programmare miglioramenti o estensioni alle funzionalità base della piattaforma.
Alfonso Maruccia