Boston (USA) – All’inizio di luglio Microsoft ha diffuso una nota in cui prende le distanze dalla neonata licenza GPL3 , e puntualizza che vendere cedole di supporto per SUSE Linux non la assoggetta alle clausole contenute nella nuova licenza GNU. La risposta di Free Software Foundation ( FSF ) si è fatta attendere fino allo scorso martedì, quando la celebre organizzazione non profit ha asserito, in questo comunicato , che “Microsoft non può dichiararsi esente dagli obblighi della GPL3”.
“Se Microsoft distribuisce opere coperte dalla licenza GPL3, o paga altri per distribuirle in sua vece, è di conseguenza obbligata a farlo rispettando i termini di questa licenza”, si legge nella nota di FSF.
Se dunque Microsoft afferma che rivendere cedole di SUSE Linux ai propri clienti non la pone sotto il regime della GPL3, FSF ritiene invece che quanto sta facendo BigM rientri nelle definizioni “propagate” e “convey” , le due modalità di diffusione del software previste e regolamentate dalla GPL3.
Il contenzioso poggia su un cavillo tanto sottile quanto di cruciale importanza: la nuova licenza di FSF prevede che quando si diffonde un software coperto dalla GPL3 e, nello stesso tempo, si garantisce una licenza di brevetto ad alcune delle parti che ricevono il software, tale licenza venga automaticamente estesa a tutti i destinatari del software e delle eventuali opere derivate. Con il termine “garantire un licenza di brevetto” la GPL3 intende un permesso esplicito per l’utilizzazione del brevetto o un accordo di rinuncia alla persecuzione per violazione del brevetto. Per Microsoft ciò significherebbe perdere ogni diritto di rivalsa sui suoi presunti brevetti contenuti nei software GPL3 che sono o saranno distribuiti insieme a SUSE Linux, come ad esempio Samba.
Ne consegue che gli accordi di protezione legale fin qui stipulati da Microsoft con Novell e altre società del settore si rivelerebbero privi di valore . “Noi ci assicureremo (…) che Microsoft rispetti i nostri copyright e la nostra licenza”, conclude minacciosa la nota di FSF.
Se Microsoft dovesse rimanere arroccata sulle proprie posizioni, non è dunque escluso che FSF possa decidere di portare la questione in tribunale .
“A meno che Microsoft non cambi la sua posizione, l’azione legale sembra il solo finale possibile per quest’ultimo capitolo della guerra fra Microsoft e l’open source”, scrive The Register . “Per quanto ci è dato sapere, non ci sono precedenti legali che possano essere utilizzati (..) per obbligare Microsoft a rispettare la GPL”.