Una stretta di mano per far propri talenti, competenze, prodotti, servizi o proprietà intellettuali. Una prassi ormai ben collaudata in ambito tecnologico, dove le notizie di pesci grandi che mangiano pesci piccoli sono all’ordine del giorno. A tal proposito, la Federal Trade Commission statunitense ha pubblicato il risultato di uno studio condotto lo scorso anno che focalizza l’attenzione su centinaia di operazioni di questo tipo messe a segno dalle più importanti realtà del mondo Tech, ma mai comunicate nelle modalità corrette alle autorità e di conseguenza mai esaminate a dovere.
L’occhio della FTC su Alphabet, Amazon, Apple, Facebook e Microsoft
Cinque i big chiamati in causa: Alphabet (la parent company che tra le altre cose controlla Google), Amazon che oggi domina i mercati e-commerce e cloud, la mela morsicata di Apple, il re dei social network Facebook e infine Microsoft con il suo ecosistema software.
Secondo l’agenzia, nel periodo compreso tra l’1 gennaio 2010 e il 31 dicembre 2019, avrebbero messo a segno complessivamente 819 transazioni dal valore pari ad almeno un milione di dollari non notificate né segnalate alle autorità nel giusto modo. Nulla di illecito, sia chiaro, ma attuato mediante l’impiego di quelle che vengono definite loophole, delle scappatoie.
Di quali accordi si tratta? Principalmente, 382 finalizzati a esercitare diritto di voto all’interno delle società interessate, 150 inerenti acquisizioni di asset, 101 relativi ad assunzioni di personale e 91 legati a brevetti o proprietà intellettuali. Chiudiamo riportando in forma tradotta le parole attribuite a Lina Khan, numero uno di FTC.
Questo studio evidenza la natura sistematica delle loro strategie per le acquisizioni. I mercati digitali in particolare rivelano come le transazioni più piccole debbano essere sottoposte a vigilanza. Troppo spesso, le agenzie federali non hanno bloccato, condizionato e in alcuni casi nemmeno esaminato gli accordi.