Alcuni dei protagonisti statunitensi dell’IT dovrebbero prestare maggiore attenzione alla privacy dei propri utenti, specialmente se vogliono evitare pesanti sanzioni da parte delle autorità a stelle e strisce. A dichiararlo , Pamela Jones Harbour, commissario uscente della Federal Trade Commission (FTC), che nel corso di una recente tavola rotonda ha così bacchettato due colossi della Rete, Google e Facebook.
Al centro del dibattito è stato innanzitutto il nuovo servizio di social networking di BigG, quel Buzz lanciato lo scorso febbraio che aveva ricevuto un’ immediata pioggia di critiche . Critiche legate alla sempre spinosa questione della privacy degli utenti, che si erano subito lamentati per il modo in cui il servizio di Mountain View gestiva i profili pubblici, oltre che di una fondamentale mancanza di visibilità dei meccanismi di scelta delle opzioni di condivisione .
Google avrebbe agito in maniera irresponsabile , secondo il parere del commissario di FTC. “Quando gli utenti hanno deciso di creare un account Gmail – ha spiegato Harbour – il loro obiettivo era ottenere dei servizi di posta elettronica. Nelle loro aspettative non c’era un servizio di social networking”. Uno dei problemi legati a Buzz, infatti, risiedeva nell’automatismo con cui un account registrato inizialmente come pubblico su Gmail si trasformava in una rete di conoscenze altrettanto pubblica, a partire dagli indirizzi di posta più utilizzati.
“Google continua a dire ai propri utenti di fidarsi – ha continuato Harbour – ma sulla base delle mie osservazioni non credo che il tema della privacy abbia svolto un ruolo granché significativo nel lancio di Buzz”. Ma BigG non è stata l’unica azienda ad essere ripresa dal commissario di FTC. Harbour ha speso parole poco morbide anche nei confronti di Facebook , al centro del mirino per alcuni cambiamenti alle impostazioni generali sulla privacy.
Il social network in blu, come d’altronde altri fornitori di servizi web, sarebbe colpevole di negligenza, per il mancato utilizzo del protocollo di cifratura Secure Sockets Layer per proteggere i dati degli utenti. “Senza SSL – ha precisato Harbour – i dati personali sono esposti a rischi significativi, specialmente quando gli utenti sfruttano accessi wireless pubblici”. Si tratta a suo dire di vulnerabilità facilmente risolvibili, che dovrebbero sparire.
Google e Facebook hanno risposto a FTC, attraverso i rispettivi portavoce. BigG ha ricordato che cambiamenti sono stati apportati a Buzz nel giro di 48 ore dal suo lancio, dato un profondo impegno per tutelare la privacy dei suoi utenti. Il social network in blu ha similmente rimarcato la sua crociata a favore della protezione dei dati personali dei netizen, aprendosi a nuovi strumenti di tutela. Secondo il suo portavoce, le attuali impostazioni sono trasparenti, in linea con le aspettative degli utenti e ben dentro i confini della legge.
Mauro Vecchio