Si chiama Fuchsia ed è il colore con cui Google sembrava voler sostituire il verde di Android. Tempi e modi lasciano però supporre che le strategie (o almeno le ambizioni) siano cambiate. Fuchsia, infatti, si è fatto attendere molto più a lungo di quanto si pensasse e, ora che finalmente se ne vedono le tracce, la sensazione è che la montagna abbia partorito il topolino.
Fuchsia parte da Nest Hub
La notizia di queste ore è che Fuchsia fa il suo esordio ufficiale con versione 1.0, ma soltanto su Nest Hub. Nessuno smartphone, insomma, e nessuna invasione di campo rispetto ad Android. Eppure sembrava quello il suo destino: sostituire Android per risolverne alcuni peccati originali ed in parte anche per risolvere vecchi problemi antitrust che avrebbero potuto creare nuovi limiti in prospettiva. Ma se l’annuncio è del 2018, e se i primi passi di sviluppo sono stati compiuti nel 2016, allora dopo un lustro ci si trova soltanto con un esordio che non si può che definire limitato.
La verità è che, a parte la distanza tra aspettative e realtà, non si sa molto sulle vere ambizioni di Fuchsia. Non è chiaro, dunque, se possa diventare davvero un alter-Android o se possa essere una variazione “cromatica” al tema per focalizzare la propria attenzione sulle smart home. La sensazione è che quest’ultimo orizzonte possa essere quello più realistico, con Fuchsia pronto ad invadere il mondo Nest per parlare con Zigbee e creare una piattaforma ideale per Assistente Google. La vecchia idea del sistema operativo onnicomprensivo (a lungo inseguita da Windows, ma rivelatasi un vicolo cieco) sembra ormai archiviata e l’epoca della specializzazione potrebbe essersi aperta da tempo.
Benvenuto, Fuchsia. Ci entrerà in casa nel giro di breve. Presto capiremo con quali potenzialità, quali ambizioni, quale visione.