Sono trascorsi ormai quasi nove anni dal disastro nucleare di Fukushima e la città giapponese sembra pronta a voltare pagina, nonostante le conseguenze di quanto accaduto in quel tragico 11 marzo 2011 saranno pagate dalle generazioni a venire. Pronto un piano di investimenti dal valore complessivo pari a 2,75 miliardi di dollari così da trasformare la località in uno centro d’avanguardia per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
2,7 miliardi di dollari per la nuova Fukushima
La Fukushima 2.0 sarà green ed eco-friendly o almeno proverà ad esserlo. C’è però poco da esultare. Si tratterà di una strada percorribile perché ogni alternativa è preclusa: impossibile tornare all’economia un tempo basata sull’agricoltura locale, la tossicità del territorio e le radiazioni non lo consentono. È oggi di fatto una città fantasma.
Prenderanno così vita 21 tra impianti fotovoltaici ed eolici in grado di produrre 600 MW, due terzi rispetto alla capacità di una tipica centrale nucleare. La Dai-ichi Nuclear Power Station ne generava molti di più, circa 4.700 MW.
I fondi sono stati stanziati dalla Development Bank of Japan e dalla Mizuho Bank, quest’ultima privata. L’energia prodotta sarà convogliata verso la capitale nipponica attraverso le infrastrutture gestite dalla Tokyo Electric Power Company.
Intanto a livello internazionale prosegue la discussione in merito al possibile ricorso al nucleare per ridurre l’impatto sull’ambiente. L’esigenze globale è quella di contenere le emissioni ritenute (non da tutti) responsabili del cambiamento climatico che interessa l’intero pianeta. C’è chi sostiene che l’evoluzione tecnologica consenta oggi di sgombrare il campo dal pericolo di nuovi incidenti e chi invece vuol far leva su altri sistemi e su altre fonti per non rischiari di commettere nuovamente gli stessi errori.