Non se la sentono. Dovrebbero sgusciare fra le file di sedili, tossicchiare per richiamare l’attenzione del passeggero, intimargli di chiudere la finestra del browser nel quale si aggrovigliano corpi sudaticci. Dovrebbero farlo a diecimila metri di quota, mentre fuori dal finestrino azzurreggia un cielo terso, mentre madri allarmate e padri nervosi sono impegnati a ricordare ai pargoli che le turbolenze non sono montagne russe. Gli assistenti di volo implorano: filtrate la connettività Internet a bordo.
Implorano la clemenza di American Airlines: la compagnia aerea, che insieme a numerose altre si è adoperata per rendere le lunghe trasvolate meno solitarie, ha equipaggiato alcuni dei suoi velivoli con connettività Internet. L’unico obbligo per i passeggeri è quello di non sfruttare la connettività per rumorose chiacchierate a mezzo VoIP : nessun filtro ad imbrigliare la permanenza online dei netizen.
La compagnia aerea faceva un vanto del proprio laissez-faire : confidava nel senso civico dei propri passeggeri , corroborava la propria decisione ricordando che sui voli Lufthansa connessi ma filtrati i passeggeri erano insorti perché impossibilitati ad accedere ad ordinarie pagine web. La compagnia aerea tedesca era tornata sui propri passi senza alcun pentimento: nessuna lamentela da parte di passeggeri indignati, nessun episodio che avesse suscitato scandali ad alta quota.
“Abbiamo lavorato ad una soluzione che aiutasse le persone ad essere attive durante i viaggi guardando un film, scambiando email, lavorando” aveva spiegato un portavoce di American Airlines. Se qualcuno a bordo avesse voluto sporgere delle lamentele, gli sarebbe bastato rivolgersi agli assistenti di volo : avrebbero provveduto hostess e steward a richiamare al contegno gli isolati casi di pornomani e amanti dello splatter.
La compagnia aerea ha assicurato che il personale di bordo ha sempre saputo gestire con efficacia i passeggeri intenti a sfogliare riviste dai contenuti di dubbio gusto o avvinti da DVD capaci di turbare le menti più impressionabili. Ma con la connettività WiFi a bordo qualcosa dev’essere cambiato. Gli assistenti di volo, già indispettiti dall’idea di agire da moralizzatori , appaiono ora disperati: si sono rivolti alle associazioni di categoria affinché facciano pressione sui datori di lavoro per installare filtri che impediscano ai passeggeri di ingannare il tempo con intrattenimenti online troppo scabrosi o violenti.
David Roscow, rappresentante della Association of Professional Flight Attendants , ha comunicato di aver informato la compagnia aerea delle preoccupazioni del personale di bordo ma di non aver inoltrato alcuna richiesta ufficiale per installare filtri che blocchino determinati siti. L’apprensione ad alta quota è però palpabile. “Se ci fosse qualcuno seduto accanto a te e stesse guardando un certo tipo di video che non vorresti che i tuoi bambini vedessero potrebbe essere davvero poco piacevole – ha spiegato una risoluta madre di famiglia – così, sì, vorrei assolutamente che fosse installato un sistema di parental control o qualcosa di analogo”.
Ma è una questione delicata, ricorda Marc Rotenberg, a capo di Electronic Privacy and Information Center : “Dove tracciare una linea di demarcazione una volta che si inizia a vigilare sulle informazioni a cui i tuoi clienti possono accedere?”. Bloccare sulla base di parole chiave? Bloccare video e immagini? Sono interrogativi con i quali si sono scontrati anche i sistemi WiFi che dispensano connettività a terra, che consentono di ingannare l’attesa negli aeroporti: in molti terminal blog e wiki sono considerati contenuti sospetti e rimangono imbrigliati nei setacci SmartFilter. Le pagine bloccate, avevano ribattuto le autorità, sono una minima percentuale. Quanto basta a sollevare le famiglie dal compito che il personale di bordo rifiuta di svolgere.
Gaia Bottà