Secondo i dati raccolti da AllClear ID , che si occupa di sicurezza online e misure anti-phishing, e Richard Power del Carnegie Mellon Cylab, i nomi e i dati dei bambini sarebbero merce preziosa per coloro che sono interessati al furto di identità online.
Secondo il rapporto sono 4.311 i bambini che hanno il proprio Social Security Number (SSN) utilizzato da altri: di questi 303 sono sotto i cinque anni, la vittima più piccola ha appena cinque mesi e la più grande 16 anni.
Questo significa che circa il 10,2 per cento del campione preso in considerazione è vittima di furto di identità, una percentuale ben maggiore di quella degli adulti secondo il medesimo studio .
Non si tratta, tuttavia, solo di un problema di percentuali, ma anche di conseguenze e implicazioni : quanto e come interessino di più i dati dei minori rispetto a quelli degli adulti appare un fattore inquietante.
Di particolare rilevanza il fatto che i dati così raccolti, e in particolare i numeri di previdenza sociale, non sono ancora utilizzati dal legittimo proprietario e possono così essere reindirizzati candidi, per esempio, al mercato dell’immigrazione clandestina. Per gli stessi motivi di inutilizzo sono difficili da individuare i casi di identità rubata. Ma sono altrettanto pericolosi per il futuro dei bambini : rischiano di vederlo compromesso con pericolosi precedenti, insolvenze pregresse o frodi a proprio nome ben prima che la loro vita si dipani.
Si tratta, infine, di bersagli perfetti in quanto ci vogliono anni prima che se ne accorgano .
Inoltre il rapporto mostra come gli SSN dei nati dopo il 1990 siano più facili da indovinare di quelli nati prima di questa data .
Lo studio, che afferma non avere valenza scientifica, si limita in ogni caso ad invitare ad un’analisi più approfondita della questione per confermare il trend da essi individuati.
Claudio Tamburrino