Futubox, nuovi sigilli sulla pay tv pirata

Futubox, nuovi sigilli sulla pay tv pirata

Cinque denunce e nuovi sequestri per sopprimere la ritrasmissione pirata mediata dalla Rete della programmazione di emittenti satellitari come Sky. Si è conclusa l'operazione della Guardia di Finanza della Compagnia di Agropoli
Cinque denunce e nuovi sequestri per sopprimere la ritrasmissione pirata mediata dalla Rete della programmazione di emittenti satellitari come Sky. Si è conclusa l'operazione della Guardia di Finanza della Compagnia di Agropoli

Per interrompere le attività illegali non è bastato ordinare ai fornitori di connettività italiani l’inibizione degli accessi a 16 domini riconducibili a Futubox, servizio che permetteva di godere della programmazione dei canali satellitari in HD, a pagamento e con la mediazione della Rete: le autorità italiane hanno ora portato a termine le indagini, hanno individuato dei presunti responsabili, hanno ordinato la chiusura di altri domini.

L’ operazione Futubox , condotta dalla Guardia di Finanza della Compagnia di Agropoli, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania (SA), era stata avviata in seguito ad una denuncia forumlata da Sky Italia : Futubox è un servizio che opera su scala internazionale per offrire la possibilità di intrattenersi con la programmazione di un ampio ventaglio di programmi trasmessi via satellite. Il tutto, senza necessità di smart card, senza sostenere la spesa per gli abbonamenti ai singoli pacchetti di canali: le trasmissioni, offerte in diretta streaming o on demand sulla base di abbonamenti mensili venduti a 7,95 euro, trimestrali, semestrali o annuali (rispettivamente a 20,85 euro, 35,70 euro e 59,40 euro), possono essere fruite dagli utenti sulle piattaforma più varie , dal pc ai dispositivi mobile, passando per la TV, per la quale è stato approntato anche un set-top box dedicato.

Secondo i gestori del sito, l’attività sarebbe al riparo della legge : “Futubox si appoggia a server che si trovano in Stati nei quali le società che detengono i diritti sulle trasmissioni non possono occuparsi di intraprendere alcuna azione legale. Questa è, forse, la ragione che sta alla base della “sopravvivenza” di Futubox”. Le autorità italiane, però, si sono mobilitate: il quadro normativo dello Stivale non ammette, nemmeno nelle omissioni , la ritrasmissione non autorizzata di palinsesti televisivi, come indicato nell’ articolo 171-ter della legge italiana che regola il diritto d’autore. Per questo sono state avviate le indagini e sono stati ordinati i sequestri, nel mese di maggio dello scorso anno.

Futubox

Il sistema, gestito dall’Ucraina con la collaborazione di persone operanti in altri paesi e impegnate nell’approvvigonamento delle smart card, nella promozione e nella vendita dei servizi in revenue sharing, è tuttora basato su diversi server in grado di gestire il traffico dei contenuti verso i dispositivi degli utenti. Dopo il primo ordine di inibizione, la divisione italiana del servizio si è presto riorganizzata: oltre ai nuovi siti di riferimento , agli utenti erano state offerte le soluzioni per aggirare i blocchi e continuare ad approfittare di Futubox, seppure con un bouquet di canali aggiornato per ridurre le reti Sky e aggiungere la programmazione di canali in chiaro di RAI e Mediaset.

Il servizio ha continuato dunque a prosperare, ma le autorità non hanno interrotto la vigilanza: è stata così portata a termine quella che il Comando Provinciale di Salerno delle Fiamme Gialle definisce “la nuova operazione di shoot down “. Un nuovo dominio , futuboxitalia.tk , è stato sottoposto a oscuramento, insieme a tre indirizzi IP istituiti per sopperire ai domini sequestrati in precedenza.

Cinque le denunce , emesse dopo perquisizioni domiciliari e l’analisi dei materiali sequestrati, che hanno permesso di ricostruire le tracce disseminate anonimamente in Rete dai gestori della divisione italiana di Futubox, di individuare attività collaterali , di ricostruire le dinamiche di pagamento e di spartizione degli introiti, che transitavano su account intestati alla nonna defunta di uno dei membri dell’organizzazione e che per il 25 per cento venivano riconosciuti al soggetto denunciato che si occupava della promozione del servizio sul suolo italiano.

Nella nota della GdF si ricorda che l’operazione Futubox, condotta in collaborazione con la Federazione contro la Pirateria Musicale e Multimediale (FPM), “si inquadra nel più ampio contesto di prevenzione e repressione del fenomeno della diffusione illegale di materiale coperto da copyright, illecito che costituisce una gravissima turbativa del mercato legale e genera mancati introiti di milioni di euro ogni anno per gli aventi diritto e per l’Erario”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
26 mar 2014
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