Milano – Assistendo al keynote di Future Decoded 2016 , appuntamento giunto al secondo anno in cui Microsoft fa il punto assieme agli sviluppatori sugli annunci fatti nel corso dei 12 mesi appena trascorsi, non ci sono dubbi su quale sia la strada presa da Redmond per il proprio futuro: il cloud computing, la nuvola di Azure, sono l’argomento principe che Scott Guthrie sviscera in lungo e largo nel corso del suo intervento , ed è proprio dalle capacità pervasive di questo computing distribuito e onnipresente che parte la riflessione di Big M sulle prospettive del proprio business e sugli investimenti possibili per le aziende e i suoi partner.
Quando invece prende la parola Fabio Santini, che di Microsoft Italia è il responsabile dell’evangelizzazione e dei rapporti con gli sviluppatori, tra i primi concetti richiamati c’è quello della cosiddetta “quarta rivoluzione industriale”: quella generata dalla tecnologia che sta cambiando il modo di intendere i servizi da parte di aziende e consumatori finali con le prime impegnate a trovare nuovi modi per conoscere e anticipare i bisogni della propria clientela, e i secondi che si attendono sempre di più una gestione trasparente e priva di ostacoli delle proprie richieste senza mediazione alcuna.
I concetti espressi da Guthrie e Santini sono complementari: il primo si concentra sulla infrastruttura e sulla tecnologia che ci sarà alla base di tutto questo, che molto comporta anche sul piano degli investimenti per Microsoft stessa (3 miliardi spesi fino a questo punto per costruire 100 datacenter in 40 paesi, con una presenza crescente in Europa) e con un impegno particolare per cercare di gettare un ponte con il passato traghettando anche le app Win32 sul marketplace integrato in Windows 10 Anniversary Edition. Il secondo invece pone l’accento sul percorso da seguire per chi sviluppa oggi i servizi e le app : su cosa puntare, su quali paradigmi e con quali obiettivi.
La “bellezza” del cloud sta appunto nella sua pervasività e nella sua apertura: nella nuvola possono transitare dati provenienti da moltissime sorgenti, interne ed esterne all’azienda, e da questi dati possono essere estratte informazioni utili a formulare previsioni che anticipano più che seguire i trend di vendita, di consumo, di fruizione. La figura dell’esperto di dati, dell’analista di dati, sta acquisendo un ruolo sempre più cruciale in qualsiasi organizzazione che punti ad ammodernare i propri processi : dal palco, Carlo Purassanta che di Microsoft Italia è amministratore delegato, snocciola cifre positive su fatturati e profitti delle aziende che approfittano di questi strumenti, e parliamo di un 4-5 per cento in più per ciascuna voce ogni anno rispetto alla media nazionale.
Strumenti come Power BI Desktop , mostrati a Milano e di cui a lungo si è parlato nei mesi scorsi, consentono di scavalcare il vecchio concetto di gestionale: non c’è bisogno di importare nel database aziendale tutte le informazioni da trattare, non è indispensabile procedere a una normalizzazione dei dati per potergli attribuire la coerenza necessaria a una analisi approfondita, in pochi clic si possono importare informazioni presenti anche su una semplice pagina Web scovata in Rete e unirli ai propri fogli Excel , alle tabelle di vendita, ai dati provenienti dai sondaggi e dalle misurazioni già disponibili nell’archivio aziendale.
Gli esempi di chi fa già fruttare questo tipo di dati sono evidenti: Uber e AirBnB hanno di fatto costruito un business esclusivamente sulla gestione e analisi attenta dei dati a loro disposizione , e lo stesso possono fare anche le aziende italiane piccole e grandi. I tempi di analisi ed elaborazione dei dati sono ormai divenuti insignificanti, e invece che basarsi sulla lenta elaborazione dei dati passati possono appoggiarsi sul presente e (con l’ausilio di un po’ di intelligenza artificiale e machine learning) anche formulare previsioni future. Senza il cloud, che diviene il crocevia per unire questi dati provenienti dalle fonti più disparate, il lavoro si farebbe più complesso e creerebbe uno svantaggio competitivo per chi decida di ignorare la nuvola.
Nella nuvola di Azure, inoltre, Microsoft ha infuso anche un gran numero di servizi intelligenti che gli sviluppatori possono sfruttare per creare app che impieghino nuovi paradigmi di interfacce e operatività. I Cognitive Services di Azure comprendono sistemi di riconoscimento delle immagini che permettono di identificare cosa è ritratto in una fotografia, individuare soggetti umani, leggerne le emozioni e stabilirne l’età approssimativa, generare una descrizione sintetica e leggerla ad alta voce: direttamente dallo store di Windows 10 arriva See4me che fa esattamente tutto questo, e punta a integrarsi in dispositivi indossabili come un paio di occhiali per fornire supporto a ciechi e ipovedenti.
È facile immaginare però anche evoluzioni ulteriori di questo tipo di tecnologia: con la stessa tecnologia di analisi delle immagini si può identificare le scritte per strada e fornire informazioni rilevanti all’utente , e persino integrare tutto questo con i nuovi Conversational Bot che forniscano informazioni rilevanti nel contesto per offrire servizi di assistenza e vendita. Si creano insomma nuove occasioni e circostanze nelle quali si può generare un contatto e potenzialmente una vendita: con questi strumenti che si integrano nelle chat di Facebook o Skype si raggiunge l’utente finale negli ambienti digitali che già utilizza assiduamente, e le prime sperimentazioni in tal senso sono già state portate avanti.
L’esempio portato è quello di McDonald che negli USA ha aggiunto un sistema di riconoscimento della voce ai suoi servizi di ordine in auto (“McDrive”): l’addetto alla raccolta delle ordinazioni non si limita più a cercare di intuire quanto registrato dal microfono appena fuori dal finestrino della vettura e riprodotto dall’altoparlante accanto alla sua postazione, ma ottiene il supporto computerizzato che riconosce la voce e la trasforma in testo scritto. Con questo sistema è migliorata in modo drastico la precisione nella raccolta degli ordini, riducendo gli errori e accelerando il processo: una situazione nella quale la tecnologia affianca gli esseri umani , senza “distruggere” posti di lavoro, bensì migliorando l’efficienza del servizio e aumentare la soddisfazione del cliente.
Siamo solo all’inizio di questo processo evolutivo. Unendo cloud, machine learning, analytic, intelligenza artificiale e le interfacce naturali ci saranno cambiamenti significativi nel modo in cui l’utente finale utilizzerà la tecnologia: sempre di più quest’ultima si farà trasparente, grazie anche alla realtà aumentata (o virtuale, mista, a seconda dei contesti), e sempre più l’analisi e la gestione dei dati saranno il sistema nervoso che elaborerà un’offerta su misura per tutti. Per tutto questo Microsoft ha già ovviamente una soluzione pronta, e tutto questo l’ha mostrato agli sviluppatori e agli addetti ai lavori nella due giorni di Future Decoded: nella speranza di vedere al più presto una larga adozione delle sue tecnologie sia lato consumer che lato enterprise.
Luca Annunziata