La sparatoria avvenuta nella giornata di sabato a Pittsburgh, quando un uomo è entrato in una sinagoga aprendo il fuoco sui fedeli uccidendo undici persone e ferendone altre sei, ha ripercussioni che interessano il mondo online e più in particolare una piattaforma chiamata Gab, fino ad oggi sconosciuta ai più. Wikipedia la definisce come un social network nato nel 2016 in qualità di possibile alternativa a Twitter, vicino alle posizioni dell’estrema destra e che si autodefinisce come una realtà che si batte per difendere la libertà d’espressione.
Robert Bowers su Gab
Robert Bowers, il 46enne responsabile dell’atto criminale (arrestato in seguito all’attentato), è risultato essere l’autore di numerosi post dal contenuto antisemita e razzista proprio su Gab. L’ultimo risale a poche ore prima dell’attacco e fa riferimento all’organizzazione non profit statunitense HIAS che si occupa di fornire assistenza e supporto ai rifugiati. Un intervento che a posteriori assume i connotati di una dichiarazione d’intenti, l’ultimo folle sfogo verbale prima di imbracciare le armi da fuoco e passare all’azione.
A HIAS piace portar qui invasori che uccidono la nostra gente. Non posso starmente seduto a guardare la mia gente mentre viene massacrata. Non mi importa della vostra visione, lo faccio.
Le reazioni dei big online
Subito dopo la sparatoria PayPal ha interrotto l’erogazione del proprio servizio ai gestori di Gab, impedendo così al social network di finanziare la propria attività. Le ragioni sono spiegate in un breve comunicato affidato dal gruppo alle pagine del sito The Verge, di cui riportiamo di seguito la traduzione.
L’azienda è attenta nell’effettuare controlli e prendere provvedimenti nei confronti degli account. Quando un sito consente in modo esplicito di manifestare odio, violenza, intolleranza e discriminazione, attuiamo un’azione immediata e decisa.
La lettera inviata al CEO di Gab, Andrew Torba, fa riferimento alla possibilità, prevista dai termini del contratto sottoscritto con PayPal, di rescindere il rapporto in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione, con una decisione unilaterale.
https://twitter.com/getongab/status/1056283312522637312
Anche il registrar GoDaddy, a cui Gab aveva affidato la gestione del proprio dominio (gab.com), ha in breve tempo annunciato l’intenzione di voler sospendere l’erogazione del servizio.
Abbiamo informato Gab.com di aver a disposizione 24 ore per spostare il dominio su un altro provider, in quanto hanno violato i nostri termini di servizio. In risposta alle lamentele ricevute nel corso del weekend, GoDaddy ha investigato scoprendo sul sito numerosi contenuti che promuovono e incoraggiano la violenza nei confronti delle persone.
Il risultato è che ora la homepage del portale risulta offline: al suo posto un comunicato che in poche righe riassume la posizione della piattaforma.
Gab.com è sotto attacco. Siamo stati sistematicamente non supportati da piattaforme come App Store, diversi hosting provider e alcuni servizi per la gestione dei pagamenti. Siamo stati diffamati dai principali media per aver difeso la libertà d’espressione e la libertà individuale di ognuno oltre che per aver collaborato con le forze dell’ordine al fine di supportare la giustizia per l’orribile atrocità commessa a Pittsburgh. Gab continuerà a lottare per il fondamentale diritto umano alla libertà di parola.
Non si tratta delle prime due realtà del mondo online che prendono le distanze dall’operato del social network. Nell’agosto dello scorso anno Apple ha rifiutato di pubblicarne l’applicazione mobile per iOS su App Store e nello stesso periodo Google ha rimosso la versione Android da Play Store per violazione della policy sull’hate speech. Solo pochi mesi fa, in luglio, Microsoft ha invece interrotto l’erogazione del servizio di hosting al sito.
Il team al lavoro su Gab non sembra in ogni caso aver alcuna intenzione di gettare la spugna, annunciando di voler spostare il servizio offerto verso un nuovo provider.
Durante lo spostamento su un nuovo hosting provider, Gab rimarrà inaccessibile per qualche tempo. Stiamo lavorando a pieno ritmo per riportare Gab.com online. Grazie e ricordatevi di esprimervi liberamente.
Intervenendo su Twitter fa inoltre riferimento alla disponibilità dimostrata nel collaborare con FBI e con il Dipartimento di Giustizia per le indagini conseguenti alla sparatoria, definendo “spazzatura” la copertura mediatica su quanto accaduto, prendendo di mira in particolare coloro che puntano il dito nei confronti della piattaforma etichettandola come un covo di estremisti che contribuisce ad alimentare odio e a istigare comportamenti riconducibili all’antisemitismo.
https://twitter.com/getongab/status/1056290204443504640
Ci si trova dunque nuovamente di fronte all’esigenza di valutare l’azione di chi, come PayPal e GoDaddy, offre strumenti necessari alla permanenza online di una piattaforma, di un sito o in questo caso di un social. Da una parte la necessità di arginare il fenomeno dell’hate speech che come dimostra l’accaduto può portare la volontà di un folle dall’essere espressa in un post al concretizzarsi nell’uccisione di persone innocenti. Dall’altra il bisogno di trovare un equilibrio sufficiente a garantire la libertà di parola. Una questione vecchia tanto quanto la Rete stessa, che andrebbe analizzata e sviscerata non solo spinti dall’inevitabile onda emozionale generata da tragici eventi come quello di Pittsburgh, ma anche a mente fredda, al fine di trovare una linea di condotta che fino ad oggi nessuno è stato in grado di definire in modo davvero efficace.