Arrestati nell’ottobre del 2005 e accusati di aver messo in piedi una delle più ampie botnet mai emerse in un procedimento pubblico, due cracker olandesi di 20 e 28 anni sono stati condannati da un tribunale olandese.
Secondo gli inquirenti, una tesi sposata poi dai magistrati, i due avevano costruito la propria rete di computer infetti utilizzando il trojan noto come W32.Toxbot , più volte modificato per aggirare le misure di protezione che via via venivano perfezionate dai produttori di software antivirus. Così facendo erano riusciti a penetrare in un milione e mezzo di personal computer , sottraendo informazioni personali e dati su carte di credito, codici di accesso e via dicendo. Con quei dati hanno tra l’altro acquistato una quantità di prodotti elettronici, da lettori mp3 a console videoludiche.
Tra i reati di cui i due sono stati ritenuti responsabili, anche quello di ricattare : potendo contare sulla botnet, e sulle sue capacità di attacco telematico ( DDoS ), avevano cercato di ottenere denari dai titolari di attività commerciali online, minacciando di renderne inaccessibili i siti web.
A ideare il tutto è stato, secondo il tribunale, il più giovane dei due, autore anche di un secondo malware, noto come Wayphisher , un codicillo malevolo, utilizzato in operazioni di phishing su larga scala anche in altre attività, come quelle rilevate e bloccate a gennaio 2006 dai cybercop italiani.
Il 20enne è stato così condannato a due anni di carcere e ad una multa di 9mila euro. 18 mesi di galera e 4mila euro di multa, invece, al suo complice. Come sottolinea cnet , i due hanno già passato in carcere il tempo previsto dalla sentenza e saranno dunque rilasciati. Come ricorderanno i lettori di Punto Informatico, i cracker arrestati erano tre: il terzo, il cui nome come quello degli altri due non è stato reso noto, comparirà presto in tribunale.