Wellington (Nuova Zelanda) – La proliferazione delle nuove tecnologie di ripresa e cattura di immagini può rivelarsi dannosa se l’hi-tech viene usato per scopi perversi e lesivi delle libertà personali. Lo ha affermato nelle scorse ore il ministro della Giustizia della Nuova Zelanda, Phil Goff, spiegando perché il suo Governo ha deciso di sbattere in galera i voyeur .
A suo dire, le tecnologie odierne non solo consentono di riprendere senza essere visti atti molto intimi, come ma non solo l’atto sessuale tra due persone, ma anche di digitalizzare il tutto facilmente e persino trasmetterlo su Internet o, peggio, venderlo online.
La moltiplicazione di casi di cronaca legati al furto di intimità (vedi anche: I voyeur della tecnologia ), ha spinto il Governo neozelandese a varare una proposta di legge che prenda di mira, ha affermato Goff, “la ripresa voyeuristica di persone al gabinetto o negli spogliatoi, o l’intrusione in case private. Si tratta di una invasione inaccettabile nella privacy delle persone e questo deve essere penalmente sanzionato”.
Goff ha accennato anche ai cellulari dotati di cam , dispositivi che stanno conoscendo un boom in tutto il mondo e che moltiplicano, a suo dire, le occasioni in cui il “furto” può avvenire. Ma se sui fotofonini c’è un movimento trasversale che si oppone al loro uso indiscriminato in tutto il Mondo , l’idea della galera emersa nella tranquilla Nuova Zelanda si deve ad una indagine svolta in ambito parlamentare al termine della quale si è ritenuto necessario imporre almeno tre anni di carcere per chi registra e distribuisce immagini intime senza l’autorizzazione di chi è ripreso. Il solo possesso di quelle immagini viene punito dalla proposta governativa con 12 mesi di galera.
Tanto il Governo quanto la Commissione ritengono urgente sensibilizzare i cittadini attorno alla questione e attorno alla diffusione delle nuove tecnologie di ripresa.