Il gaming non è per tutti: una passione sempre più costosa?

Il gaming non è per tutti: una passione sempre più costosa?

Aumento di prezzo per PS5 e PS Plus, giochi per Switch 2 a 90 euro: vivere la passione per il gaming rischia di diventare un lusso?
Il gaming non è per tutti: una passione sempre più costosa?
Aumento di prezzo per PS5 e PS Plus, giochi per Switch 2 a 90 euro: vivere la passione per il gaming rischia di diventare un lusso?

I segnali ci sono e sono inequivocabili: vivere la passione per il gaming rischia di diventare sempre più un lusso. Sony ha appena annunciato un aumento del prezzo per la PS5 Digital Edition e per l’abbonamento PS Plus, sappiamo che Switch 2 sarà più costosa rispetto al modello precedente (con giochi fisici a 90 euro) e con l’arrivo di GTA 6 rischiamo di dover fare i conti con l’innalzamento dei AAA a 100 dollari. Stiamo andando verso un futuro in cui videogiocare sarà un affare per pochi facoltosi?

Gaming, ma quanto mi costi…

La certezza è che l’industria videoludica sta attraversando una fase di profonda trasformazione, conseguente all’esplosione fatta registrare durante gli anni della pandemia e al successivo (fisiologico) calo del business. Una sorta di riassetto, iniziato con alcune celebri acquisizioni, passato da pesanti round di licenziamenti e che ora prosegue con una serie di annunci relativi a rincari sia sul fronte hardware sia riguardanti il software.

Avremo a che fare con prezzi sempre più alti, tali da rendere la passione per il gaming inarrivabile per qualcuno? Come sempre, sarà il mercato con le sue leggi a stabilirlo. Finché non si giungerà a un punto di rottura, fino a quando i giocatori saranno disposti a fare uno sforzo in più, produttori e publisher andranno avanti in questa direzione. Perché dovrebbero agire in altro modo? Dopotutto, la PS5 Pro a 799 euro ha fatto tanto discutere, ma ha venduto molto bene.

Nel contesto di un settore in trasformazione sono però da considerare anche altri fattori. Quello legato all’archiviazione (quasi) definitiva di ciò ce un tempo era chiamato console war, ad esempio. Già oggi, le esclusive sono di numero inferiore, spesso temporanee e con sempre meno peso specifico. Microsoft, ad esempio, ha scelto di abbandonare questa strada tempo fa, portando sulle piattaforme della concorrenza alcuni dei suoi titoli di punta. Regge solo Nintendo con le sue proprietà intellettuali.

Videogiocare è davvero diventato più caro?

Il cloud gaming non è ancora riuscito a sfondare (il fallimento di Google Stadia è lì a testimoniarlo) e vera la next-gen (Switch 2 gioca una partita a parte) non si farà attendere ancora a lungo. In un contesto di questo tipo, gettando lo sguardo solo sui prezzi delle nuove piattaforme e sugli aumenti, è spontaneo pensare a una passione sempre più costosa, ma è davvero così?

Ed eccoci giunti a quel punto di domanda che chiude il titolo di questo articolo. Davvero sta diventando un lusso? Alcuni fattori suggeriscono il contrario. Con una spesa pari a quella richiesta per comprare circa due titoli AAA è possibile sottoscrivere un abbonamento annuale a servizi come Game Pass o PlayStation Plus, con l’accesso a cataloghi che nella migliore delle ipotesi nessuno riuscirebbe nemmeno ad assaggiare per intero.

Ci sono poi i bundle e store come quelli di Epic e Amazon mensilmente regalano decine di giochi. Un tempo, nella migliore delle ipotesi, ne potevamo trovare uno completo in allegato a qualche rivista.

Sono cambiate le regole del mercato, su questo non ci sono dubbi. Le console stanno risentendo dell’inflazione (con tutta probabilità anche dei dazi) e rinnovare le sottoscrizioni pesa sul portafogli. Altre tendenze, incluso il successo dei free-to-play e della formula freemium (tipica del segmento mobile) sembrano invece dipingere un quadro differente.

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Pubblicato il
14 apr 2025
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