Il Garante Privacy interviene nel contesto di un dibattito pubblico parecchio acceso in merito al cosiddetto caso Grillo. Gli interessati alla vicenda in sé troveranno fin troppi dettagli sulle pagine delle testate che la hanno seguita e ricostruita in ogni minima sfaccettatura. Qui ci limitiamo a segnalare l’intervento dell’autorità nostrana e la sua finalità.
Caso grillo: la diffusione del video è reato per il Garante Privacy
In una nota del 28 aprile, viene messo nero su bianco che la diffusione del video costituisce un atto illecito, di conseguenza perseguibile. Il filmato in questione è quello che ritrarrebbe le presunte violenze oggetto di indagine, già al vaglio degli inquirenti.
In relazione alla circostanza – riferita dai genitori della ragazza presunta vittima di stupro attraverso il loro legale – che frammenti del video, relativo all’oggetto del procedimento penale, vengano condivisi tra amici, il Garante per la Protezione dei Dati Personali richiama l’attenzione sul fatto che chiunque diffonda tali immagini compie un illecito, suscettibile di integrare gli estremi di un reato oltre che di una violazione amministrativa in materia di privacy.
La scorsa settimana, sul profilo pubblico di Beppe Grillo, ha fatto la sua comparsa un altro video, dalla durata pari a poco più di un minuto e mezzo, in cui il comico e fondatore del Movimento 5 Stelle assume in modo piuttosto veemente le difese del figlio e dei suoi coetanei coinvolti nel caso, etichettando le accuse mosse nei loro confronti come ingiustificate, tardive e infondate.