Un anno, il 2016, denso di interventi per il Garante per la protezione dei dati personali. È quanto emerge dalla recente relazione annuale con cui viene stilato il bilancio sulle attività portate a termine con successo. Il documento ha rappresentato anche il presupposto per indicare le prospettive di azione in vista dell’applicazione del nuovo Regolamento UE sulla privacy a partire dal maggio 2018 che prevede maggiori attenzioni per la protezione dei dati personali specialmente online . Nella relazione vengono quantificate in 3 milioni e 300mila euro le violazioni amministrative riscosse grazie all’intervento del Garante e 561 provvedimenti, a riprova dell’ottimo lavoro svolto, ma anche dell’elevato numero di irregolarità nel nostro Paese.
I campi d’intervento del garante sono stati veramente tanti. Il crimine informatico (che costa 9 miliardi alle imprese italiane) e la cyber sicurezza (con 2.339 violazioni amministrative relative a data breach , ovvero alla violazione dei dati personali) oltre che la profilazione online e i social media sono tra quelli che hanno visto più interventi. Tra le vittorie si contano l’adempimento di Google nel rendere conforme il trattamento dei dati degli utenti alla normativa italiana e l’impegno di Facebook nella rimozione degli account fake oltre che fornire più trasparenza e controllo agli utenti.
Forte impegno anche per evitare il telemarketing selvaggio attraverso la rilevazione di illeciti di alcune società telefoniche, conducendo ispezioni a call center esteri (nello specifico albanesi), oltre a suggerire al legislatore alcune modifiche a favore delle garanzie dei cittadini (nonostante alcuni fraintendimenti causati dal recente Decreto Concorrenza, che bypassando lo strumento del registro delle opposizioni finirebbe per creare ulteriori disagi agli utenti).
Tra le altre azioni portate avanti sono da citare la definizione dei criteri per coniugare memoria collettiva e dignità della persona nei casi di esercizio del diritto all’oblio su Internet (oltre che un rafforzamento del diritto delle persone a vedere aggiornati gli archivi giornalistici online). Nel settore della sanità, il Garante è intervenuto per regolamentare l’uso delle impronte digitali nelle strutture ospedaliere, così come aver fornito indicazioni sul registro dei tumori, sul nuovo sistema informativo dei trapianti e sulla procreazione assistita.
Occhi puntati anche sulla Pubblica Amministrazione , chiamata a dare pubblicità degli atti e a salvaguardare i dati sensibili delle persone online. Su questo tema si inserisce l’attuazione dello Spid , ovvero il sistema di credenziali uniche digitali a favore del cittadino.
Ma tra i temi in cui il Garante si è fatto sentire sono ancora numerosi, come ad esempio l’uso delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro (inerente a temi di telecontrollo dopo l’introduzione del Jobs Act); il fisco e la tutela della riservatezza dei contribuenti (normando i dati trattati da intermediari nel caso di dichiarazione dei redditi, ma anche mettendo in sicurezza l’anagrafe tributaria e altri database, oltre che fornire nuove procedure da seguire nel recupero dei crediti ). Sempre nel 2016 è entrato in vigore il Codice sulle informazioni commerciali adottato dal Garante per conciliare esigenze delle imprese e corretto uso dei dati sull’affidabilità di imprenditori e manager. Da non dimenticare infine la predisposizione delle Linee guida in materia di Big Data e i numerosi interventi di collaborazione con istituzioni europee e statunitensi volti alla protezione dei dati e della privacy in un mercato sempre più internazionale .
In occasione della presentazione della relazione annuale al Parlamento, il Garante Antonello Soro, rivendica la tutela della privacy come strumento indispensabile nella lotta al terrorismo : “di fronte alle nuove minacce, la privacy è non solo possibile, ma addirittura indispensabile per rendere le attività di contrasto più risolutive, perché meno massive e quindi orientate su più congrui bersagli. Per far sì che nella lotta al terrorismo siamo più efficaci, non meno liberi”. E conclude con un invito ai genitori a non esporre i figli sui social network.
Mirko Zago